Covid, Emilio Fede è guarito: «Io, salvo grazie ai medici: a loro donerò i miei beni»

Covid, Emilio Fede è guarito: «Io, salvo grazie ai medici: a loro donerò i miei beni»
di Valentino Di Giacomo
Domenica 20 Dicembre 2020, 10:00
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«Sono salvo, ma il virus è micidiale. Non per i danni che può provocare al fisico, ma anche di quelli che può generare a livello psicologico perché si vive tanti giorni in isolamento e devo ringraziare il personale medico e paramedico del Covid Center di Napoli che mi ha sostenuto in ogni mia esigenza. I dottori sono stati degli angeli con i camici bianchi, la solidarietà che mi hanno dimostrato mi commuove». Emilio Fede è stato dimesso dal Covid residence di Ponticelli dove era stato ricoverato dopo essere risultato positivo al Coronavirus lunedì scorso. Ora è tornato in uno degli hotel sul lungomare di Napoli, città dove ormai vive stabilmente e sconta il residuo di pena dopo la condanna al processo Ruby. 

Come sta adesso?
«Fisicamente credo di averla superata.

Probabilmente con me il Covid non ha attecchito perché dopo tanti anni da inviato in Africa mi sono sottoposto a qualsiasi tipo di cure e di vaccinazioni, anche quelle contro la malaria che ora i medici mi dicono sono utilizzate proprio contro il Coronavirus. Psicologicamente però è stata dura, ma devo ringraziare la solidarietà e l'affetto dei medici».

Come si è trovato al Covid residence?
«Benissimo. Tutti i cliché sulla sanità meridionale, il fango politico e mediatico che è stato riservato sulla Campania è stato stucchevole. Mi sembrava di essere in un hotel e non in un ospedale. Ma più di tutto ho trovato dei fratelli e delle sorelle che si sono presi cura di me non solo con eccezionale professionalità, ma anche con tanto amore. Non dobbiamo dimenticarci mai di loro, degli sforzi che stanno svolgendo in corsia i medici e io non lo farò. Infatti so già cosa fare per provare ad aiutare io loro stavolta».

In che modo?
«Ho deciso di donare i miei risparmi per valorizzare lo straordinario impegno dei medici e degli infermieri, sto cercando una fondazione perché vorrei donare i miei soldi per aiutare la sanità pubblica. Non dobbiamo dimenticare l'opera che i nostri camici bianchi stanno compiendo, per me questa è stata un'altra avventura straordinaria che mi ha segnato sicuramente da un punto di vista umano proprio come tante esperienze professionali che ho vissuto nel passato».

Anche Silvio Berlusconi, a cui la sua vita è stata a lungo legata, è uscito indenne dal Covid. Le ha telefonato in questi giorni?
«Berlusconi è stato mio amico, è mio amico e sarà sempre mio amico. Mi ha chiamato, ma non capisco perché in un momento così complesso nella mia vita tutti mi chiedono se ho sentito Berlusconi. Lo trovo di cattivo gusto, la mia vita sarà sempre legata a lui perché è un uomo straordinario che mi ha dato tanto e al quale credo, con la mia professione, di aver dato qualcosa. Penso a Studio Aperto quando annunciavamo la Guerra del Golfo prima della Rai. Vorrei solo che mi venissero riconosciuti, da tutti, i meriti per quanto ho fatto in tanti anni di professione rischiando anche la vita nei Paesi più remoti del mondo. Quanto alle telefonate sono altre quelle che vorrei ricevere».

Da parte di chi?
«Come mi piacerebbe ricevere una telefonata di mia moglie (l'ex senatrice del Pdl, Diana de Feo, ndr). Purtroppo lei è da qualche tempo che ha problemi di salute e per cautela non le è stato detto dove sto e come sto. Ora in questo momento vorrei solo che lei stesse meglio e poter sentire la sua voce, con lei ho diviso tutta la mia vita ed è l'unica persona che per me conta davvero». 

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