A differenza degli anni scorsi, di questi tempi nessuno a Ischia attende la pioggia, che pure sarebbe provvidenziale per i vigneti bianchi dell'Epomeo. A maggior ragione dopo il terremoto che lunedì scorso ha ucciso due persone. Perché qui il suolo è, a monte, poroso e fa fatica a rilasciare l'acqua, mentre a sud il terreno è reso instabile dalle tante fonti termali, sfruttate dagli stabilimenti e dagli alberghi oltre il dovuto. E così la mente corre al 2009, quando dopo una frana una colata di fango travolse Casamicciola quasi fino al mare e uccise una ragazza di 15 anni. «Anche perché - nota il geologo Franco Ortolani, in passato direttore del dipartimento scienza del territorio della Federico II - la situazione oggi è a rischio come allora».
Proprio a Cava Tresta, dove si ebbe la prima colata nel 2009, il giorno del terremoto si è staccato un pezzo della montagna sovrastante, riempiendo la valle di nuovi detriti. Che già non mancano in questo costone largo 20 metri. Sì, perché l'area è diventata anche una discarica abusiva, visto che in molti scaricano di nascosto e illegalmente materiale di risulta, spesso legato alle lavorazioni nelle costruzioni. Ne sanno qualcosa i proprietari dei terreni, che per difendersi non hanno potuto che costruire delle barriere con le reti dei materassi. Che però possono poco contro i camion, che in retromarcia le abbattono in un secondo per gettare altro materiale di scarto inquinante.
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Viaggio nei valloni di Ischia tra detriti, rifiuti e incendi: le «cave» come bombe

di Francesco Pacifico
Sabato 26 Agosto 2017, 11:44
- Ultimo agg. 11:48
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