Istituto Pascale di Napoli, un anno di «Buona Eredità»: salvate 300 vite con il decreto 100

Istituto Pascale di Napoli, un anno di «Buona Eredità»: salvate 300 vite con il decreto 100
Venerdì 7 Maggio 2021, 21:33
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Nasce un anno fa dalla tenacia di una donna. Una paziente del Pascale che con forza, dal 2016, anno in cui ha scoperto di essere affetta da un tumore ovarico di natura genetica, si batte perché quello che è accaduto a lei non capiti ad altri. E’ il decreto 100, quello della Buona Eredità, approvato a inizio anno 2020 dalla Giunta De Luca. Un decreto che finora ha salvato 300 vite; sono tante le persone che sono risultate positive allo screening gratuito dei tumori ereditari, potenziali pazienti oncologici che pazienti per fortuna, grazie a un prelievo di sangue, non saranno mai. E grazie anche alla sensibilizzazione di Mirosa Magnotti, presidente dell’associazione Acto Campania, se in tutta la regione le famiglie portatrici di mutazioni possono intervenire preventivamente sulla malattia.


Mirosa  Magnotti  continua a battersi per i diritti dei malati, oltre ad essere di supporto per le pazienti che si rivolgono a lei come presidente dell’Associazione Acto. Motivazioni queste che hanno spinto l’Istituto dei tumori di Napoli a consegnarle, questa mattina, il primo premio «La Buona Eredità». Il volto di una donna tridimensionale realizzato dall’artista napoletano, Mario Iaione, le è stato donato dal direttore generale Attilio Bianchi a nome di tutto l’Istituto in segno di riconoscimento.

Nella motivazione che ha portato a questo premio, Mirosa è stata definita un’eroina sociale. La premiazione è avvenuta nella sala Consiglio del Pascale nel corso di un convegno (svoltosi in presenza di poche persone e nel pieno rispetto delle regole anticovid) in cui si sono tirate le somme su questo primo anno di decreto e previsti i prossimi traguardi.

«La Buona Eredità – dice la Magnotti - è stato il progetto a cui ho dedicato le mie forze e il mio impegno per provare a dare una svolta concreta alla lotta al cancro ovarico. Partendo dalla mia esperienza personale, con una diagnosi di cancro ovarico al terzo stadio nel 2016, ho combattuto il male dentro di me, ma anche i pregiudizi, le incongruenze e le carenze di un sistema che non sempre mettono il malato al centro dell’interesse generale. Chi si trova ad affrontare questa esperienza può fare affidamento sulla competenza e sull’umanità di professionisti che svolgono il loro lavoro senza risparmiarsi, ma spesso ci si scontra con strumenti legislativi inadeguati e lontani dalla realtà».

La condizione di Mirosa Magnotti è quella di tante altre donne che hanno a che fare con un cancro ovarico di natura genetica, quindi trasmesso per via familiare attraverso la mutazione del gene BRCA. Il senso de “La Buona Eredità” sta proprio nella speranza che questa pessima eredità che si trasmette dalla madre, possa diventare un vantaggio, puntando sullo screening preventivo degli appartenenti a una famiglia in cui si sia manifestato questo tipo di cancro. Quella speranza è diventata certezza proprio un anno fa con il decreto 100 approvato dalla giunta regionale. Decreto che permette a tutte le donne di scandagliare nei propri geni alla ricerca di quel maledetto gene mutato che provoca il cancro ovarico, detto anche “killer silenzioso” per la sua aggressività, e affrontarlo in tempo utile per neutralizzarne il potenziale negativo.

«Grazie a Mirosa e al Governatore De Luca – dice il direttore generale del Pascale, Attilio Bianchi - in quest’anno terribile, in cui un altro nemico micidiale, il Covid 19, ci ha reso la vita veramente difficile, molte donne, si sono sottoposte al test, mettendo le basi per un nuovo approccio alla lotta al cancro, con un’arma in più e e una nuova consapevolezza. Dopo un anno vogliamo festeggiare questa vittoria, ben consapevoli, però, che ancora molto c’è da fare, oltre a dire grazie di cuore a questa donna coraggiosa».

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