Degrado a Napoli: l'ascensore fantasma di Pizzofalcone abbandonato da 50 anni tra degrado, rimpianti e polemiche

Degrado a Napoli: l'ascensore fantasma di Pizzofalcone abbandonato da 50 anni tra degrado, rimpianti e polemiche
di Antonio Folle
Martedì 1 Dicembre 2020, 16:27 - Ultimo agg. 3 Dicembre, 12:20
4 Minuti di Lettura

Quando fu inaugurato, in piena epoca fascista, l'ascensore di Pizzofalcone, all'epoca un gioiello in stile Liberty dotato di tutte le più avanzate tecnologie, doveva servire la vicina scuola militare della Nunziatella e gli abitanti di una delle zone più, popolose, belle e ricche di storia della città. Dopo una quarantina di anni di onorato servizio, l'impianto che collegava Pizzofalcone con via Chiatamone fu chiuso a causa di alcune infiltrazioni idriche che avrebbero compromesso la staticità dell'intero edificio. Cominciò così, tra le vibranti proteste dei napoletani, l'oblio dell'ascensore che oggi viene usato solo come rifugio per una colonia felina e come luogo dove affiggere manifesti e avvisi destinati agli studenti della vicina università. La memoria storica dei luoghi è lentamente sparita e oggi pochissimi abitanti della zona sanno, o ricordano, che alla fine di via Parisi, nello spiazzale che ospita l'ingresso della Nunziatella, c'è un ascensore che per anni ha rappresentato un fiore all'occhiello - oltre che un utilissimo mezzo di trasporto - per l'intera città. 

 

«L'ascensore fu chiuso perché dichiarato pericolante - ha spiegato Antonio Di Gennaro di Assoutenti - ma in realtà le infiltrazioni idriche che hanno interessato l'impianto sono tutt'altro che irrisolvibili.

Con una spesa contenuta il Comune avrebbe potuto rimettere in funzione l'ascensore già esistente, peraltro situato in una zona strategica dal punto di vista dei collegamenti, invece di consentire la costruzione di un nuovo impianto, per altro in una zona dove non è necessario. Si tratta di un ascensore che ancora oggi potrebbe mostrare la sua utilità - prosegue Di Gennaro - invece si preferisce investire risorse ingenti in progetti discutibili».

 

L'ascensore di Pizzofalcone, chiuso ufficialmente il 3 settembre 1968, è situato a poche centinaia di metri dall'ascensore che collega la parte superiore e la parte inferiore del ponte di Chiaia. Dista ancora meno da un terzo ascensore in costruzione sulla sommità del monte Echia a circa 50 metri dai ruderi di quella che viene indicata dagli storici come la villa di Lucullo. E proprio la costruzione del terzo impianto in questi giorni ha acceso una spinosissima polemica in città. In molti, infatti, puntano il dito contro il progetto del nuovo ascensore che rischia di rovinare per sempre la bellissima vista del golfo di Napoli. 

«Purtroppo - ha commentato Antonio Pariante del Comitato civico Portosalvo - ci troviamo di fronte ad una delle tante storture della nostra città. Da un lato si lascia che un impianto ancora recuperabile venga completamente dimenticato e dall'altro si costruisce un obbrobrio in una delle zone panoramiche più importanti della città. Come comitato ci stiamo battendo con tutte le nostre forze per impedire lo scempio e, da questo punto di vista, muoviamo un nuovo appello alla Sovrintendenza affinchè blocchi o, quantomeno, decida di modificare il progetto». 

E in effetti sembrano essere tanti i punti oscuri di un progetto che non sembra piacere a nessuno. Il progetto per la costruzione di un ascensore della zona della villa di Lucullo risale ad almeno venti anni fa ed è stato ripreso dall'amministrazione arancione targata de Magistris. Il nuovo ascensore della discordia, dopo una gestazione ultraventennale, dovrebbe entrare in funzione agli inizi del 2021. Infatti squadre di operai lavorano febbrilmente ogni giorno per l'ultimazione dell'impianto di Monte Echia - costato oltre un milione di euro - e degli spazi che ospiteranno un immancabile bar. 

Ma la costruzione di un orribile ascensore in cemento armato in una zona che, almeno in teoria, dovrebbe essere tutelata dal punto di vista paesaggistco non è il solo controsenso di una vicenda destinata a far discutere ancora per anni. Una ulteriore stranezza è rappresentata dai lavori di consolidamento del costone tufaceo di Monte Echia, finanziati con il ricorso a fondi derivanti dal Piano strategico per la città. I lavori, infatti, saranno eseguiti solo dopo l'entrata in funzione del nuovo ascensore. Difficile comprendere le ragioni di un intervento di consolidamento eseguito dopo - e non prima - l'entrata in funzione di un impianto che, a regime, dovrebbe essere in grado di trasportare 50 persone a viaggio. 

Mentre si investono ingenti risorse per un progetto che fa discutere, intanto, l'ascensore di Pizzofalcone aspetta da 52 anni che qualcuno si ricordi di metterlo in funzione o, quantomeno, di restituirgli dignità. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA