Claudio Palomba prefetto di Napoli: «Rischio infiltrazioni clan, vigileremo su ogni abuso»

Claudio Palomba prefetto di Napoli: «Rischio infiltrazioni clan, vigileremo su ogni abuso»
di Leandro Del Gaudio
Martedì 23 Novembre 2021, 15:00 - Ultimo agg. 24 Novembre, 14:16
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Ha convocato un comitato per l'ordine pubblico ed è fortemente motivato a definire un confronto con tutti gli attori istituzionali, su un tema decisamente urgente: quello delle case popolari, dell'occupazione abusiva di appartamenti pubblici, dell'usurpazione subita da tante persone che vengono fisicamente sfrattate dalla propria vita. Non ha dubbi, il prefetto Claudio Palomba, dopo aver letto le notizie che rimbalzano da un punto all'altro dell'area metropolitana (tra donne costrette a rimediare all'estero e altre persone appoggiate a casa di parenti).

 

Case occupate, qual è la prima mossa a meno di un mese dal suo insediamento a palazzo di governo?
«Serve un monitoraggio.

Serve trasparenza. Si deve partire da un censimento capillare delle risorse patrimoniali a disposizione, poi rendere più spediti i metodi di assegnazione di un appartamento, per evitare incursioni o manomissioni su cui dopo risulta difficile intervenire».

Oggi il Mattino ha raccontato dell'allarme del parroco di Pizzofalcone, che è intervenuto al termine della messa, per segnalare un caso che sta a cuore a tanti: la vicenda di una docente di novanta anni che non può fare ritorno nella sua abitazione, dove qualcuno ha gettato via tutto, finanche libri e arredamento. Qual è la sua reazione di fronte a questo tipo di segnalazione?
«Siamo ovviamente al corrente della vicenda, abbiamo una istruttoria aperta anche su questa storia raccontata dal Mattino, le assicuro che le forze dell'ordine stanno facendo il proprio lavoro».

In che senso?
«Da un lato verifichiamo all'interno di quell'edificio di via Egiziaca a Pizzofalcone quanti nuclei familiari ci abitano, da quanto tempo e a che titolo. Dall'altro bisogna controllare anche chi sono i legittimi assegnatari di queste abitazioni. Serve un'operazione chiarezza».

Pizzofalcone, ma anche Colli Aminei (come scriviamo nel servizio nella pagina a fianco), quali sono i punti che provate a verificare?
«Il tema principale che va esplorato riguarda la gestione esterna di alcune organizzazioni camorristiche che presidiano il territorio. Bisogna capire se a ridosso di questi complessi monumentali ci sono sentinelle dei clan che prendono di mira alcuni appartamenti, che controllano l'età delle persone che vi abitano e che hanno la capacità di intervenire nei meccanismi di assegnazione delle case».

Scusi la banalità della domanda, ma - tornando sulla storia di Pizzofalcone - possiamo sapere per quale motivo lo Stato non è in grado di fare la sua parte? Per quale motivo, le istituzioni non intervengono a tutela del patrimonio comunale? Basterebbero pochi agenti a togliere il catenaccio messo abusivamente da parte di qualcuno e liberare una casa da restituire al legittimo assegnatario, non trova? Basterebbe un controllo incrociato, magari con altri pezzi dello Stato, per verificare se ci sono stati allacci abusivi di utenze, se ci sono state manomissioni. Perché tutto ciò non viene fatto?
«Nel caso di Pizzofalcone, le verifiche sono in corso e non anticipo le conclusioni. Più in generale, la invito a riflettere su quanto abbiamo registrato a Napoli, ma anche in altri contesti metropolitani: gli ingressi abusivi sono scanditi da situazioni di fragilità, che rendono impossibile agire in un determinato modo. Se ci sono donne e bambini, ci troviamo di fronte a fasce deboli che vanno tutelate: parliamo di persone nei confronti delle quali lo Stato deve mostrarsi rigoroso ma non insensibile. Ne va della stessa credibilità delle istituzioni».

Al netto delle verifiche in corso, qual è la strategia per fronteggiare un fenomeno in crescita?
«Bisogna unire tutti gli attori istituzionali, realizzare un monitoraggio, agire con tempestività e rigore, puntando a velocizzare le procedure di assegnazione: per venerdì è previsto un comitato, siamo uniti per impedire altri abusi».

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