Il numero di posti letto disponibili, del personale impiegato, gli accessi e le dimissioni, strutture e apparecchiature a disposizione (tra cui ventilatori per le terapie intensive e reagenti). Punti decisivi, attorno ai quali - in un modo o nell'altro - si gioca il destino di sei milioni di cittadini campani, a proposito dei colori da assegnare alle singole aree metropolitane, alla possibilità di un lockdown più o meno integrale, ma anche in relazione al rischio di lasciare tutto invariato, senza però raddrizzare la curva dei contagi.
L'editoriale del direttore Federico Monga
Ed è su questi punti che va avanti da due giorni il monitoraggio nei principali ospedali campani, a partire da alcune strutture napoletane, secondo quanto disposto dal ministero della Sanità. Un doppio bltz, che punta a fare chiarezza sui dati che vengono spediti a Roma, sul report di notizie che tiene la Campania in bilico tra zona gialla (quindi con un livello di rischio non allarmante) e zona arancione, ma in costante allarme «strarosso», per dirla con il presidente Vincenzo De Luca: il tutto messo a confronto con le scene di criticità rappresentate dai media, dentro e fuori le strutture ospedaliere. Un doppio blitz, dicevamo, alla luce delle forze messe in campo dal Ministero della Sanità: al lavoro i carabinieri del Nas, che agiscono potenzialmente anche come forza di polizia giudiziaria a stretto contatto con la Procura di Napoli; ma anche ispettori ministeriali, inviati speciali nel tentativo di fare chiarezza (al di là di approcci investigativi) sulla storia dei numeri della sanità regionale. Cardarelli, Monaldi, Cotugno e Ospedale del Mare (mentre tre giorni fa il Nas aveva visitato l'ospedale di Giugliano): sono i nosocomi toccati dal blitz ministeriale, secondo una strategia che non ha investito solo la Campania, ma che è destinata a interessare anche altre regioni.
Ma andiamo con ordine, a ricostruire la mission napoletana di carabinieri e ispettori. Al lavoro sui dati. Sui numeri, sulla storia dei posti letto disponibili nelle nostre terapie intensive e nelle strutture riservate alle degenze ordinarie. Un balletto attorno al quale si gioca il futuro economico della regione, ma anche la sopravvivenza di migliaia di pazienti, alla luce dello stress vissuto in queste ore da medici e infermieri. E proviamo a ragionare sui dati che la Regione ha finora inviato al Ministero, proviamo a capire cosa stanno cercando ispettori e carabinieri. Una vicenda che va raccontata a partire da una premessa: quella di questi giorni non va vissuta come una punizione da parte del governo, né come un tentativo di mettere a nudo eventuali criticità del sistema anticontagio messo in campo dalla Regione. Stando a quanto emerge dai quesiti posti ai dirigenti delle singole strutture visitate, il problema principale è legato al carattere potenziale dei posti letto indicati come disponibili. Con l'apertura a cliniche private convenzionate con la Regione, vengono ogni giorno indicati come «disponibili» posti letto che sono solo potenziali. Ci sono, ma nel senso che possono essere allestiti per fronteggiare ricoveri «a bassa assistenza», per i paucisintomatici, per pazienti che stanno affrontando la malattia in condizioni complesse e non disperate. Diverso però il quadro «reale» della sanità in Campania, alla luce delle esigenze quotidiane, con un afflusso di pazienti che si riversa sempre verso due o tre ospedali e con la difficoltà di medici e dirigenti di far dialogare strutture differenti. Ma proviamo a partire da un dato di fatto: trasferire persone da una casa di cura privata a una degenza sub intensiva o intensiva non è cosa semplice. Stesso discorso per quanto riguarda il processo di codificazione del paziente, che richiede personale specializzato e lucido, capace di dare in tempi rapidi una risposta a una utenza diversificata e impaurita. Ma cosa hanno riscontrato in questi due giorni gli 007 del Ministero? Sono rimasti colpiti dalle file di auto all'esterno del Cotugno, dove alcuni pazienti sono stati visitati all'interno delle auto. Hanno notato il via vai di personale con bombole d'ossigeno nell'area parcheggio, per supportare alcune richieste e dare una risposta immediata ai cittadini. Verifiche a tappeto, nella serata di ieri, nell'area covid dell'ospedale del Mare, dove c'è stata una analisi dei posti letto disponibili, anche in relazione alle richieste pervenute nel corso della giornata dal sistema ospedaliero integrato. Ed è questo un altro aspetto da tenere in considerazione. Agli atti del report anche il rapporto tra 118 e ospedali, in uno scenario che sembra contraddire i numeri rassicuranti mandati a Roma: tra posti disponibili certi e quelli semplicemente potenziali, tutti da verificare nel pieno di un'emergenza regionale.