Salvatore Barbaro era un giovane lavoratore ercolanese che sognava di diventare cantante neomelodico e nulla aveva a che fare con la camorra, ma fu ucciso come un boss per un tragico scambio di persona. Savio fu una vittima innocente della faida di camorra di Ercolano tra i clan Ascione-Papale e Birra-Iacomino.
Undici anni dopo, uno dei suoi killer si pente e coinvolge nel delitto di via Mare ad Ercolano un altro mandante, finora rimasto sconosciuto.
Nei prossimi giorni sarà in aula per rispondere di omicidio di camorra anche Natale Suarino, 60 anni, pregiudicato e attualmente detenuto per scontare una condanna definitiva a otto anni di carcere perché affiliato al clan Ascione-Papale. Ad eccezione di questa accusa passata in giudicato, Suarino non era mai stato coinvolto in vicende di camorra. Alla sbarra dinanzi al gup del tribunale di Napoli ci sarà il 60enne Natale Suarino. Ad indicarlo come uno dei mandanti dell'omicidio è stato Antonio Sannino, condannato in via definitiva all'ergastolo per questo delitto insieme all'altro mandante Natale Dantese. L'esecutore materiale fu il killer Vincenzo Spagnuolo, oggi 53 anni, detto «o' break», anche lui condannato in via definitiva ma a trent'anni di carcere dopo aver scelto il rito abbreviato.
L'OMICIDIO
Era il pomeriggio del 13 novembre 2009. Sannino era alla guida dello scooter che intercettò la Suzuki Swift bianca in via Mare ad Ercolano, in compagnia di Spagnuolo, che era armato. Al volante dell'auto c'era proprio Savio Barbaro, scambiato pochi istanti prima per Ciro Savino, l'affiliato al clan Birra-Iacomino e vero obiettivo dei killer. Stessa macchina, una leggera somiglianza e soprattutto l'indicazione da parte di uno «specchiettista» che conosceva l'obiettivo dell'agguato. I killer fecero fuoco a colpo sicuro, ma uccisero un innocente scambiandolo per un camorrista.