Coltellate in discoteca, la madre del ragazzo ferito a Coroglio: «Metal detector nei locali»

Coltellate in discoteca, la madre del ragazzo ferito a Coroglio: «Metal detector nei locali»
di Maria Pirro
Lunedì 16 Settembre 2019, 10:13 - Ultimo agg. 11:40
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«Spero che la giustizia faccia quello che deve e non lasci impuniti gli aggressori di mio figlio, come invece accade per tanti reati in questa nuova era primordiale; solo che prima si usava la clava, oggi il coltello che può uccidere». La mamma del ventenne incensurato, che è ferito in discoteca, al club Partenopeo di Coroglio, chiede che non siano riportati né nome né cognome. Teme minacce, che più problemi possano sommarsi («non sappiamo con chi abbiamo a che fare e non abbiamo tutele...»), chiarisce con un filo di voce nella sala d'aspetto della terapia intensiva del San Paolo, gremita di parenti e zanzare.
 
È preoccupata, ma anche arrabbiata perché «nessuno ha fermato la festa» finita nel sangue. Invoca, poi, più controlli: metal detector all'ingresso dei locali per evitare che il dramma si ripeta in una città che giudica pericolosa, soprattutto di notte.

Cosa le ha detto suo figlio in rianimazione?
«Appena sveglio, nel pomeriggio, solo che aveva freddo».

E lei, che cosa gli ha detto?
Sorride con dolcezza. «Quello che dicono tutte le madri ai propri ragazzi: ti amo. Per me è come se fosse rinato».

Ma si può rischiare la vita per una serata in discoteca...
«No, non si deve».

Questo è accaduto, invece, tra sabato e domenica. Per quale motivo?
«Non c'è un motivo. Chi gira con un coltello vuole colpire, e tutto è avvenuto all'improvviso. Alle 3.33 mio figlio pubblica infatti l'ultima storia sui social; alle 3.45 mio nipote che è con lui, nel locale, mi chiama per avvisarmi dell'aggressione».

Com'è andata?
«Secondo quanto riferito da mio nipote, erano in sette contro uno. Lo hanno colpito, più volte. Almeno due o tre».

Da cosa lo deduce?
«Ai carabinieri ho consegnato un suo pacchetto di sigarette, tagliato: probabilmente, lo custodiva in tasca e gli ha risparmiato la terza coltellata».

A quel punto, chi lo ha aiutato?
«Il cugino lo ha tirato per la maglia, gli ha prestato i primi soccorsi e ha chiamato l'ambulanza. Subito dopo l'accaduto, i tipi del locale li hanno fatti uscire e dato gentilmente un asciugamani per tamponare la ferita, e qualcuno ha suggerito loro di dire che si era trattato di un incidente».

Ossia?
«Che il ragazzo era caduto da una transenna. Per quanto ne so, nessuno ha fermato la festa, il locale è rimasto aperto, continuando a incassare e vendere drink: ma queste persone non hanno figli?».

Cosa chiede?
«Metal detector all'ingresso e più controlli perché ieri è stato colpito mio figlio, domani potrebbe toccare a un altro. Questo non è del resto il primo caso. Potrebbe essere anche utile registrare tutti i presenti, come si fa allo stadio. Ma, a prescindere dalla tipologia di misure, qualcosa si dovrebbe fare perché non è possibile che i ragazzi perbene debbano rinunciare a divertirsi. Anche i gestori dei locali vanno responsabilizzati».

Le indagini sono affidate ai carabinieri della Compagnia di Bagnoli.
«So che hanno acquisito filmati delle telecamere, e le immagini sono al vaglio. Credo che abbiano già identificato e sentito alcuni dei presenti».

Potrebbero essere gli aggressori?
«Di certo mio nipote non li ha visti in faccia, come ha riferito ai militari. Mio figlio, invece, in un primo momento ha sostenuto di poterli riconoscere, ma non è detto ci riesca: al momento è dolorante e, ovviamente, sotto choc. È stato operato d'urgenza».

Vuole mandare un messaggio a chi ha ridotto così il suo ragazzo?
«Auguro a ciascuno le pene dell'inferno per quello che hanno fatto, ma a loro direttamente non ho niente da dire. Si sono mossi in branco. In sette contro uno, a quanto pare: così si credono forti, sono vigliacchi».

E, alle madri di questi ragazzi, che cosa vuole dire?
«Che dovrebbero fare un po' di più le mamme: i figli vanno seguiti e non solo messi al mondo».
Lei come educa i suoi? «Dimostrando amore, cercando di trasmettere dei valori, innanzitutto il rispetto verso gli altri che manca, ma spiegando loro che hanno anche dei doveri».

Che tipo è suo figlio?
«Un bravo ragazzo, ma veramente. Il secondo di tre. Lavoratore, pronto a spostarsi al Nord: non è quasi mai a Napoli».

Il suo primogenito, che frequenta l'università, appena un mese fa è finito in ospedale per un'altra ragione.
«È stato investito da un pirata della strada, nel nostro quartiere, a San Giovanni a Teduccio, mentre andava a prendere il fratello a scuola».

Il pirata della strada è stato poi identificato?
«No, quell'uomo ha riferito durante la fuga di non potersi fermare perché pregiudicato agli arresti domiciliari...».

Una intimidazione.
«Questa è Napoli».

Vuole rivolgere un appello alle istituzioni?
«Credo cambi poco, il mio appello non sarebbe il primo. Ripeto: servono più controlli, e certezza della pena».
 

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