Napoli: dal restyling alla discarica, ​sfregio in piazza Mercato

Napoli: dal restyling alla discarica, sfregio in piazza Mercato
di Gennaro Di Biase
Mercoledì 6 Marzo 2019, 09:30
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Piazza Mercato invasa da montagne di basoli e immondizia. E i pochi negozianti sopravvissuti si dichiarano «rovinati dal Grande Progetto Unesco». I lavori sono fermi. Dovevano durare «366 giorni» stando al cartello sepolto nel cantiere aperto a fine 2017. Dovevano finire la scorsa estate, dopo l'interruzione nella primavera 2018. Il restyling del Mercato, insomma, il primo dopo 40 anni, è l'istantanea di un fallimento. Almeno oggi.
 
Le sfingi bianche che adornano le colonne storiche di piazza Mercato, circondate da immondizia e pietre, sembrano asfissiate dal cantiere e da tre montagne di basoli vesuviani accatastati uno sull'altro. Gli stessi che dovranno essere riposizionati, e in nome dei quali la Sovrintendenza bloccò i lavori per tre mesi la scorsa primavera.
Ora stanno lì, tra un sacchetto dell'immondizia e una ferraglia di motorino. La piazza, un pezzo di storia di Napoli dove, tra l'altro, venne assassinato il capopopolo Masaniello, è un cantiere e il cantiere è una discarica. E fuori non si sta meglio: i topi si fanno vedere fin dal primo pomeriggio. Mal messa anche la chiesa di Sant'Eligio, uno dei più preziosi esempi di gotico napoletano, la cui navata, intasata di sacchetti, puzza più o meno come un'isola ecologica di domenica.

In piazza Mercato non si vende più niente, o quasi. Sono 32 le saracinesche abbassate. «I clienti non sanno dove parcheggiare per via del cantiere - sospira Luigi Piscopo di Casa del corredo il Pescatore - Bloccarono i lavori per tre mesi nel 2018, per una diatriba sui basoli con la Soprintendenza, ora sono tutti buttati qui. Abbiamo perso il 40% dei clienti. Stiamo pensando di chiudere dopo 60 anni di attività. Il cantiere ha contribuito ad accelerare il processo di crisi dei negozi in piazza». «Siamo rovinati anche dalla polvere dice Luigi Greco di Baby Bike, qualche passo più in là E poi qui lavora poca gente. Dovrebbero esserci 40 operai per quest'opera, invece quando si lavora se ne vedono a stento 10». Da 2 anni Michele Fiola ha aperto il Maiale Nero, un ristorante in piazza Mercato: «Il cantiere ci sta uccidendo. La sera è un deserto e incendiano i cassonetti». Fiola mostra la foto di un anziano ferito che lunedì è inciampato nel marciapiede devastato.

«I lavori sono fermi da un mese - dice Claudio Pellone, presidente del Centro Commerciale Naturale di piazza Mercato - Si tiene in ostaggio una piazza utilizzandola come appoggio. Ogni tanto arriva un camion per approvvigionamento di materiali. Ben venga il restyling, ma servono chiarimenti». «I rallentamenti ai lavori di piazza Mercato sono dovuti a un riassestamento tecnico del progetto in corso - spiega l'assessore comunale all'Urbanistica Carmine Piscopo - In particolare, si sta razionalizzando e rivalutando il posizionamento degli impianti dei sottoservizi». Nelle riunioni tecniche dei prossimi giorni si discuterà di un eventuale adeguamento economico del progetto. Vedremo.

Nemmeno in piazza del Carmine le facce sono allegre. Il Campanile è impacchettato dal 2014, e «i lavori sembrano finiti - dice Antonio Lucenti di Primavera - da due settimane non si vede nessun operaio e i marmi sono tutti bianchi e puliti». «Devono smontare le impalcature - dice Mario Improta, altro commerciante - Nel tempo si sono susseguite varie ditte». Le impalcature le ha acquistate il Ministero. A breve dovrebbe partire il bando di gara per smontarle. Il Campanile spacchettato, almeno, invertirebbe l'involuzione del Mercato e dintorni.

«Serve più attenzione su piazza Mercato - osserva Alfonso Gambardella, docente di storia dell'architettura e autore del libro Piazza Mercato a Napoli - C'è una città di opere d'arte sospesa tra via Marina e il Rettifilo, in un altro Paese sarebbe gestita diversamente. Nel centro i problemi sono infiniti. Le negligenze esistono sia da parte politica sia culturale. L'eccesso di burocrazia fa male alle opere d'arte napoletane. Le divergenze tra istituzioni portano tante parole e poca concretezza. Il Governo cerca una metodologia per appaltare senza i vincoli attuali, che spesso portano lungaggini e corruzione».
 
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