Milano-Napoli, fine dell'amore sofferto a distanza: «Cinque mesi di telefonate»

Milano-Napoli, fine dell'amore sofferto a distanza: «Cinque mesi di telefonate»
di Paolo Barbuto
Giovedì 4 Giugno 2020, 07:22 - Ultimo agg. 16:14
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Gian Marco sbuffa in fila in attesa del controllo della temperatura, ha voglia di correre dalla sua Bruna che non vede dalle vacanze di Natale perché «siamo fidanzati a distanza io in Lombardia, lei a Napoli. Ci vediamo, più o meno, ogni due mesi. A Gennaio lei è stata da me, io dovevo venire a marzo ma è scoppiata la pandemia e siamo rimasti separati fino ad oggi. In questi mesi io ho sofferto tantissimo, ho visto tante persone che conoscevo finire in ospedale, ho sentito la morte intorno a me. Fortunatamente c'era Bruna: due telefonate al giorno per raccontarci le paure e farci coraggio». 

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Gian Marco («scritto separato, per piacere») ha 23 anni e viene da Lissone, paese di mobilieri a sei chilometri da Monza e 30 da Milano. Ha conosciuto Bruna nell'estate del 2017 in un villaggio turistico in Calabria, è stato colpo di fulmine: «Mi prendeva in giro perché parlavo con le vocali larghissime, la prendevo in giro perché diceva sempre sienteme a me (lo pronuncia correttamente come se fosse napoletano n.d.r.) e io pensavo che fosse uno scioglilingua, non capivo che significava ascoltami. Poi una sera abbiamo smesso di prenderci in giro e ci siamo baciati».
La coda non accenna a sveltirsi, il ragazzo tormenta il bracciale di gomma giallo che tiene al polso. Ha una specie di tic nervoso, con la punta di una scarpa tiene fermo il posteriore dell'altra scarpa e fa entrare e uscire il piede cento volte al minuto: «Scusa, sono nervoso, lei non lo sa che sono a Napoli le farò una sorpresa». 

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Hanno contato assieme i giorni di lontananza. Sono stati 146 (fino a ieri) perché Bruna è andata via da Lissone l'8 di gennaio dopo aver trascorso i giorni dell'epifania a casa della famiglia del fidanzato. Non erano avvezzi alle videochiamate che invece sono diventate un'abitudine nei giorni del lockdown: «È stata una maniera per sentirci davvero vicini».
Martedì sera Gian Marco ha detto a Bruna che l'indomani sarebbe stato fuori con il padre per lavoro fino al tardo pomeriggio, per evitare che lei provasse a chiamare. Ha avvisato il fratello della ragazza che lo verrà a prendere per poi farle la sorpresa.

Attiva, finalmente, il momento del controllo della temperatura. Gian Marco, per mostrare bene la fronte alla pistola-termometro, tira su il cappellino e fa esplodere una matassa di capelli mesciati: prego, passi pure.
Inizia a correre, stargli dietro è un po' difficile. Individua il fratello della fidanzata, urla il nome, Massimo, si vanno incontro come vecchi amici, stanno per abbracciarsi ma si fermano: «Bruna non ha capito niente, stai tranquillo. Adesso è uscita a fare la spesa con mamma. Quando torna e ti trova a casa, secondo me le viene un colpo», Massimo ride con la cattiveria che solo i fratelli maschi possono avere.
Gian Marco si volta, e sorride: «Scusa... vado... sai... Bruna», farfuglia un po', è emozionato.
Chissà come è andata la sorpresa.
 

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