La morte di Zico, ucciso a Mergellina: ​una lezione

di ​Pietro Perone
Lunedì 14 Gennaio 2019, 09:28
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Nello scontro sull’immigrazione, mai come nella scorsa settimana, Napoli ha conquistato centralità politica opponendo testardamente, rispetto al dramma della Sea Watch al largo di Malta, le ragioni della solidarietà a fronte di chi invece mette in primo piano legittime paure che rischiano però di produrre arretramenti sociali e culturali. De Magistris è dunque riuscito a porsi al centro di una vicenda che rischiava di dilaniare il Paese, seguita con trepida attenzione dal Quirinale, e ha offerto agli occhi di molti l’immagine di una metropoli, pur se afflitta da tanti mali, che non rinuncia alle ragioni dell’accoglienza. Capitale di quel Mediterraneo che un tempo si voleva mare di pace e che oggi è teatro di disperazione e di morte.

Non ha però nulla a che fare con un’accoglienza foriera di integrazione la vita di migliaia di immigrati per le strade di Napoli, esercito di disperati che sosta intere giornate davanti ai semafori nel tentativo di vendere qualche pacchetto di fazzolettini o lavare un parabrezza con minacciosa insistenza.

Il marocchino Zico, accoltellato l’altra sera a Mergellina da un connazionale viveva da anni nei giardinetti alle spalle degli chalet, “dentro” la cartolina.

Sono decenni, infatti, che decine di senza dimora bivaccano nei pressi del Lungomare, per letto i cartoni, gli avanzi dei ristoranti come pasto e per “lavoro” quel che capita. La sola assistenza che Zico e gli altri hanno ricevuto è stata quella dei volontari come gli “Angeli della Villanova” nati intorno a una parrocchia. Associazionismo cattolico che a Napoli, come altrove, supplisce ai vuoti delle istituzioni, quasi sempre unica ancora di salvataggio per tanti emarginati.

Napoli città aperta ma anche in grado di offrire un’esistenza civile, un dovere nei confronti di chi fugge da guerre e fame. Pensare invece di gestire un fenomeno epocale esclusivamente a colpi di polemiche politiche, slogan e buone intenzioni è il contrario di quello che dovrebbe essere la politica, sia che si creda nei valori della sinistra o di altro. Aspirare a “volere la luna”, come scriveva Pietro Ingrao, è infatti legittimo, anzi salutare, ma coloro che sono chiamati ad amministrare hanno l’obbligo di restare con i piedi per terra. È un dovere nei confronti dei tanti Zico di Napoli e soprattutto di chi con gli immigrati deve convivere. 
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