La Procura sui Cesaro: «Usata la società Armena per favori e voti»

La Procura sui Cesaro: «Usata la società Armena per favori e voti»
di Marilù Musto
Lunedì 22 Gennaio 2018, 08:23 - Ultimo agg. 09:38
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C'era un certa fretta in procura a Napoli nord nel chiudere il fascicolo che riguardava i 29 indagati nell'inchiesta sul «voto di scambio» con al centro i Cesaro. L'indagine ha travolto imprenditori in cerca di appalti, medici in cerca di un contratto a tempo indeterminato, una serie di dipendenti pubblici e persino un'impiegata dell'«Armena Sviluppo Spa», la chiacchierata società «in house» sotto il controllo della neonata Città metropolitana con 415 dipendenti. Niente «giustizia a orologeria» in vista della presentazione delle liste, tuonano i ben informati dai corridoi della Procura. La fretta era dovuta solo alla necessità di non far prescrivere il reato entro i sette anni che separano i fatti contestati (2015) dal giudizio in Cassazione.

Se ci sarà il rinvio a giudizio, facendo bene i calcoli, il processo dovrà superare il primo grado, l'appello e poi la Cassazione entro il 2022. Un miraggio, conoscendo i tempi della giustizia penale. Ma tutto è possibile.

L'inchiesta era stata «girata» dalla Dda alla Procura ordinaria con una certa impellenza e con altrettanta sollecitudine, sabato, è stato notificato l'avviso di conclusione delle indagini.

Cauti, per ora, gli indagati. Il deputato Luigi Cesaro e suo figlio, il consigliere regionale Armando, non intendono essere ascoltati nell'immediato dai magistrati. «Vogliamo studiare gli atti e capire quali riscontri ci sono alle intercettazioni. Solo in seguito chiariremo la posizione dei miei assistiti», spiega l'avvocato Vincenzo Maiello, difensore assieme a Paolo Trofino dei Cesaro.
 
Pesanti le accuse: dalla cessione di «cash» per i voti promessi e «provati» con una fotografia nell'urna, all'assunzione di Teresa Frecciarulo nello studio legale di Tommaso De Rosa, nipote di Flora Beneduce da Vico Equense, anche lei in consiglio regionale. E la Beneduce, su facebook, come Armando Cesaro, ha incassato una serie di attestati di solidarietà. «Ti siamo vicini, Flora», scrivono i suoi elettori sulla bacheca virtuale. Sarebbe stata eletta con il sistema della «doppia preferenza di genere», prevista dalla legge. E poi, agli atti, c'è la strana presenza della partecipata «Armena Sviluppo spa», già finita nella rete della Corte dei Conti per i 233mila euro l'anno concessi a professori universitari di Napoli con consulenze «d'oro». Un «carrozzone» il cui scopo non è ben noto. Tra le pieghe dell'inchiesta spunta infatti il nome di Adele Giordano di Marano, dipendente della partecipata addetta al verde pubblico della città. Rassicurata da Luigi Cesaro, dal figlio Armando e dallo zio Raffaele - con l'intermediazione degli imprenditore Antonio Di Guida e Nicola Di Raffaele - avrebbe ricoperto, dopo le elezioni, il ruolo di impiegata negli uffici della società a Giugliano. Il lavoro in strada per lei era stancante ed era per questo motivo che Adele Giordano avrebbe chiesto uno spostamento in ufficio. In cambio, la famiglia della Giordano avrebbe dovuto votare per Armando Cesaro in consiglio regionale.

Per gli inquirenti Luigi Cesaro, in cerca di voti per il figlio, avrebbe agito mai direttamente, ma solo con intermediatori. Così era stato nel caso della «raccomandazione» di Tiziana Di Grezia, dirigente dell'ufficio legale del Comune di Marano, già in dissesto finanziario. Grazie alla complicità di Antonio Di Guida, l'ex sindaco di Marano, Angelo Liccardo, indagato anche lui - l'amministrazione è stata sciolta per mafia un anno fa - avrebbe concesso un nulla osta per la Di Grezia affinché assumesse un incarico nell'ufficio del Demanio marittimo della Regione Campania. E infatti, fra i 29 indagati c'è anche lei. Accanto, i nomi di Antonio e Raffaele Di Guida, del medico Vincenzo Carandente che aspirava alla carica di direttore dell'Asl Napoli 2 Nord, Pasquale Bove, Armando Sarracino, Flora Beneduce, Tommaso De Rosa, Luigi De Biase, Salvatore De Stefano, Flora Principe, Salvatore Paragliola, in cerca di un posto di lavoro alle Poste italiane, Gennaro Marchesano, Teresa Frecciarulo, Vincenzo Cacciapuoti, Maria Garofalo, Gennaro Sarnataro, Raffaele e Sara Di Bonito, Eduardo Pellecchia, Ciro Gargiulo, Nicola Di Raffaele e i coniugi Gaetano Schiano e Adele Giordano.
 
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