Tari, no al raddoppio: via libera ai rimborsi, in arrivo migliaia di contenzioni

Tari, no al raddoppio: via libera ai rimborsi, in arrivo migliaia di contenzioni
di Valerio Iuliano
Martedì 21 Novembre 2017, 09:11 - Ultimo agg. 16:39
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La quota variabile della tassa sui rifiuti deve essere calcolata una sola volta e i Comuni che l'hanno applicata due o più volte devono rimborsare subito i contribuenti. Tra gli enti che potrebbero trovarsi a dover restituire il maltolto ai contribuenti c'è anche quello di Napoli che secondo il Mef è uno dei Comuni che hanno moltiplicato erroneamente la quota variabile della Tari dal 2014 ad oggi. Ma Palazzo San Giacomo sostiene di non aver commesso errori e perciò i contribuenti saranno costretti a fare ricorso per vedere riconosciute le loro ragioni.
Il ministero dell'Economia ha ribadito ieri l'orientamento manifestato nelle scorse settimane, attraverso una circolare che rafforza il concetto già espresso dal sottosegretario Baretta in occasione di un dibattito parlamentare. «Con riferimento- si legge nella circolare del Mef- alle pertinenze dell'abitazione, appare corretto computare la quota variabile una sola volta in relazione alla superficie totale dell'utenza domestica. Un diverso modus operandi da parte dei comuni non troverebbe alcun supporto normativo, dal momento che condurrebbe a sommare tante volte la quota variabile quante sono le pertinenze, moltiplicando immotivatamente il numero degli occupanti dell'utenza domestica e facendo lievitare conseguentemente l'importo della Tari». È proprio questo l'errore che - a giudizio del governo - è stato commesso da alcuni municipi (Milano e Napoli in primis) in sede di calcolo della tassa. Ovvero la moltiplicazione della quota variabile della tassa sui rifiuti per il numero delle pertinenze, associate all'immobile. Un errore che stride con le normative nazionali. Il Ministero entra poi nel merito dei rimborsi che spettano ai cittadini danneggiati. «Qualora il contribuente riscontri un errato computo della parte variabile della tassa sui rifiuti effettuato dal Comune- precisa il Mef- o dal soggetto gestore del servizio può chiedere il rimborso del relativo importo in ordine alle annualità a partire dal 2014, anno in cui la TARI è entrata in vigore».
 

Dall'errata applicazione della quota variabile da parte di alcuni municipi sono scaturite centinaia di migliaia di bollette Tari con importi gonfiati. Una normativa piuttosto complessa da cui sono derivate interpretazioni del tutto sbagliate. «La quota fissa della tariffa per le utenze domestiche - spiega ancora il Mef - è determinata applicando alla superficie dell'alloggio e dei locali che ne costituiscono pertinenza le tariffe per unità di superficie parametrate al numero degli occupanti». Pertanto, la quota fissa di ciascuna utenza domestica deve essere calcolata moltiplicando la superficie dell'alloggio sommata a quella delle relative pertinenze per la tariffa unitaria corrispondente al numero degli occupanti dell'utenza stessa. Mentre la quota variabile è costituita da un valore assoluto, ovvero da un importo rapportato al numero degli occupanti che «non va moltiplicato per i metri quadrati dell'utenza e va sommato come tale alla parte fissa».
Un regolamento non sempre alla portata degli uffici comunali. Semplificando la questione, se ad un ipotetico appartamento di 100 metri quadri sono collegati un garage di 15 mq ed una cantina di 10, nel calcolo della quota fissa è necessario inserire la somma dei metri quadrati, a cui vanno applicate le tariffe fissate dall'ente. Per la quota variabile, invece, deve essere preso in considerazione un solo numero. Ovvero quello fissato dal Comune per un ipotetico immobile di 125 mq. In molti Comuni, invece, quello stesso numero è stato moltiplicato per tre come se l'appartamento, il garage e la cantina fossero tre unità distinte e separate. E così la quota variabile è stata calcolata per ben tre volte e gli importi delle bollette della Tari sono stati aumentati in maniera considerevole, fino a risultare quasi raddoppiati. L'abitazione non deve essere separata dalle pertinenze e quei Comuni che lo hanno fatto - secondo il Ministero - hanno effettuato un calcolo del tutto illegittimo.
Esultano le associazioni dei consumatori: «Il ministero dell'Economia - spiega il Codacons - conferma la nostra tesi ed apre la strada ai rimborsi in favore degli utenti che hanno pagato somme non dovute. Le amministrazioni devono restituire il maltolto in modo automatico e senza ulteriori costi per gli utenti». Ma la strada per ottenere i rimborsi si preannuncia piuttosto impervia, perché alcuni comuni, tra i quali Napoli, ribadiscono di non aver sbagliato i calcoli. E perciò i contribuenti saranno costretti, qualora siano convinti delle loro ragioni, a fare ricorso alle commissioni tributarie. Una strada lunga e soprattutto piuttosto costosa.
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