ERCOLANO. Un nuovo volto, decisamente verde, per la riserva protetta Tirone Alto Vesuvio, oggi aperta al pubblico per mostrare i nuovi alberi piantati per la riforestazione a seguito degli incendi del 2017. Lecci, frassini, roverelle, corbezzoli: ben 1300 nuove piante per «Gli alberi del vulcano», il progetto realizzato dall'Ente Parco nazionale del Vesuvio, grazie al sostegno di Misura. Si tratta del primo intervento realizzato per riparare il territorio devastato dagli incendi del 2017: una forestazione sperimentale e innovativa che andrà a ricostituire il bosco in modo naturale, così come avviene quando una foresta nasce spontaneamente.
Oggi il Parco Nazionale del Vesuvio e Misura, alla vigilia della Festa dell’Albero 2021 hanno organizzato una giornata per mettere a dimora le ultime piante con i ragazzi delle scuole del parco.
«Siamo molto orgogliosi di aver contribuito alla tutela di un'area così straordinaria e conosciuta come il Parco del Vesuvio, uno dei luoghi-simbolo del Sud e del nostro Paese – dichiara Massimo Crippa, direttore commerciale del Gruppo Colussi. La nostra scelta verso la sostenibilità è convinta e sta coinvolgendo tutta la nostra filiera produttiva: dal packaging compostabile, alle rinnovabili, alla scelta di materie prime. Anche per i nostri progetti di forestazione, abbiamo privilegiato quelli che garantissero rigore scientifico durabilità nel tempo, di adattamento alle condizioni climatiche che cambiano, di vicinanza ai centri urbani e quindi alle esigenze dei cittadini. Come azienda e storico marchio dell'healthy food sentiamo la responsabilità di aiutare la ripartenza e fare la nostra parte».
«Oggi siamo particolarmente soddisfatti di completare il primo intervento di rinaturalizzazione delle aree del Parco Nazionale del Vesuvio colpite dagli incendi del 2017. – dichiara Agostino Casillo, presidente dell’Ente Parco – Si tratta del primo di una lunga serie di progetti di recupero ambientale, previsti dal Grande Progetto Vesuvio, che comprende anche gli interventi di bonifica e di rifunzionalizzazione dei sentieri e delle green way del parco. Questo progetto nasce da una bella sinergia pubblico-privato, un esempio virtuoso, anche in ottica di mitigazione dei cambiamenti climatici. Inoltre, data l’accessibilità del sito attraverso il sentiero n.4 del Parco, immaginiamo diventi anche un laboratorio a cielo aperto, soprattuto per le scuole del territorio, per mostrare in maniera concreta l’innovativa tecnica di rinaturalizzazione che stiamo utilizzando».
«Il progetto ha anche un carattere sperimentale – spiega il direttore del Parco Nazionale, Stefano Donati – perché vede la prima applicazione del metodo che abbiamo sviluppato insieme alla Facoltà di Agraria dell’Università Federico II, per accelerare la ripresa vegetativa delle aree incendiate, senza commettere gli errori del passato. Alle pinete, composte da alberi non autoctoni, sostituiremo aree di bosco e boscaglia, utilizzando specie endemiche e resilienti agli incendi, come i lecci, con un cocktail di essenze mese a dimora con una disposizione casuale che, imitando la natura, produrrà anche una maggiore biodiversità».