Movida, assalto della babygang
«Ero a terra e ci colpivano ancora»

Movida, assalto della babygang «Ero a terra e ci colpivano ancora»
di Melina Chiapparino
Lunedì 8 Gennaio 2018, 08:13 - Ultimo agg. 9 Gennaio, 06:43
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«Aspettano prima che muoia uno dei nostri ragazzi, poi finalmente si decideranno a fare qualcosa». Parole di una madre pronunciate a fatica, con gli occhi lucidi, dopo aver trascorso la notte nella speranza che il figlio, ferito da venti coltellate, riuscisse a cavarsela. Questa volta per fortuna è andata bene: il 18enne aggredito insieme a un amico, la scorsa notte ai baretti a Chiaia, è fuori pericolo. Entrambe le vittime del raid messo a segno in via Carducci hanno riportato numerose ferite ma senza alcuna compromissione degli organi interni, né lesioni importanti: i giovani dopo le medicazioni e i punti di sutura, sono anche tornati a casa.

Le ferite guariranno presto ma la paura e l'angoscia di quella notte, no. «Una serata cominciata male e finita peggio. Ero in compagnia del mio amico e della sua fidanzata: stavamo chiacchierando su una panchina - racconta il 18enne, accoltellato alla nuca e alla testa - quando si è avvicinato un uomo, sembrava uno dell'est, era ubriaco e ha tentato di molestare la ragazza che era in nostra compagnia». A quel punto, il suo fidanzato, 19 anni, ha reagito spintonando l'uomo per cercare di allontanarlo: «Un paio di battute e siamo andati via pensando di proseguire tranquillamente la nostra serata, ma il peggio doveva ancora arrivare. Avevamo percorso pochi metri di strada quando siamo stati raggiunti da una decina di ragazzi, tutti intorno ai 20 anni, che ci hanno presi alle spalle avventandosi su di noi» continua il giovane che tra pochi giorni sarebbe dovuto partire per uno stage promosso dall'Istituto alberghiero che frequenta con profitto: «In quel momento di confusione non ho visto il coltello ma ho sentito un gran dolore e la voce di uno degli aggressori che incitava gli altri a colpirci ancora. Poi mi sono ritrovato a terra insanguinato ma non ho mai perso la lucidità».
 
Quegli attimi sono stati infiniti e nessuno si è avvicinato ai ragazzi se non dopo l'aggressione, quando alcuni passanti hanno cercato di soccorrere le vittime. «Abbiamo cercato di difenderci ma erano in troppi - racconta ancora il ragazzo che ha ricevuto 12 coltellate alla schiena subito dopo ho telefonato a mio padre e gli ho raccontato tutto quello che era successo». Il padre si è precipitato in via Carducci, col cuore in gola e la paura che solo un genitore può provare. La notte è finita in ospedale, al Loreto Mare, dove entrambi i ragazzi sono stati accompagnati scortati dalla polizia che è intervenuta sul posto e ha allertato i mezzi del 118. «Ho avuto paura e sicuramente non me la sento di tornare ai baretti da solo o con pochi amici - aggiunge il 18enne - però sono convinto che in questi momenti non bisogna chiudersi ma anzi parlare e raccontare che cosa è accaduto affinché non si verifichino più episodi del genere». Una cosa è certa e mette d'accordo sia i genitori che i figli. «Ci vorrebbe più sicurezza e più presidi delle forze dell'ordine - dicono - sono troppi gli episodi di violenza vissuti in questi ultimi mesi e non si può rischiare di morire per una serata di divertimento». «Se è vero che un episodio del genere sarebbe potuto capitare in qualsiasi altro posto, è anche vero che in questa città c'è il rischio di assuefarsi alla violenza ed è questo che non deve accadere», dice Peppe, il papà del 18enne accoltellato.
 
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