La tragedia di Ciro, il padre: «Sensi di colpa? No, lo aiutavo a crescere»

La tragedia di Ciro, il padre: «Sensi di colpa? No, lo aiutavo a crescere»
di Marco Di Caterino
Venerdì 26 Gennaio 2018, 11:07
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Arzano. Il danno e la beffa. Atroce. Surreale. La notizia che Ciro sia morto cadendo dallo stretto predellino del treno locale che avrebbe preso al volo perché in ritardo, aggrappandosi alle portiere di uno dei vagoni, si è abbattuta come una violenta tempesta sulla sua famiglia. «Siamo alla farsa», dice a mezza bocca il papà di Ciro, appena tornato, ancora più scosso di mercoledì, dall'obitorio dove gli hanno permesso di vedere e accarezzare un'ultima volta suo figlio, prima dello scempio dell'autopsia. «Questa notizia ci era stata data in questura ieri sera (mercoledì, ndr) in gran segreto, con la raccomandazione di non divulgarla. Ma quando sono tornato a casa, un telegiornale già dava quello che mi era stato raccomandato di non dire».

Da un incubo insopportabile papà Salvatore e mamma Maria sono così precipitati in un inferno. «Per tutta la notte racconta Salvatore mia moglie ed io ci siamo tormentati con tante domande e brucianti sensi di colpa. Perché, da quanto ho appreso, mio figlio si sarebbe aggrappato a quel vagone pur di giungere in orario alla stazione di Casoria, dove lo aspettavo. È vero, gli chiedevo di rispettare gli orari. Ma con serenità, con la fermezza dolce di un padre. Niente di più. Non sono un genitore che va a dormire sapendo che magari suo figlio tira a campare fuori casa per tutta la notte, a combinare qualche guaio. Sono tempi difficili, soprattutto per chi, come era lui, non è più un bambino, ma nemmeno uomo fatto. E mi sono impegnato affinché Ciro non corresse pericolo. Ora invece ci hanno scaraventato in un altro incubo, sbandierando la storia dell'incidente come unica spiegazione della sua morte».
Perché dice questo? Non crede a questa ricostruzione? Salvatore, piegato dal dolore, respira profondamente: «No, non è così. Questa storia è nata male e finirà peggio, perché ci sono cose che non comprendo. Tra sabato sera, quando abbiamo presentato la denuncia di scomparsa, e fino a domenica alle 13, abbiamo girato in ben cinque uffici diversi delle questura. A raccontare sempre la stessa storia, mentre io chiedevo alla polizia di fare una ricognizione sulla massicciata della ferrovia. Domenica sera ci hanno comunicato che Ciro non era mai entrato nella stazione di piazza Garibaldi. Poche ore dopo, lunedì, lo scenario cambia. Ciro è stato filmato nella metro di Toledo, ma mai ripreso dalle telecamere di Piazza Garibaldi. Ancora poche ore dopo, e gli inquirenti ci dicono, che è salito, non aggrappato, al treno che io aspettavo giungesse a Casoria».

Un vero supplizio. Uno stillicidio angosciante. «Martedì, vale a dire poche ore prima della scoperta del corpo di mio figlio, due squadre di poliziotti corrono fino a Maddaloni, dove un ripetitore aveva agganciato il cellulare di Ciro. Un altro buco nell'acqua. Il suo telefonino è stato trovato ieri (mercoledì ndr) a una decina di metri dal luogo dove è hanno trovato mio figlio. Di fronte a tutto questo, non so che pensare. Erano sicuri che non fosse arrivato in stazione. Erano sicuri che non aveva preso il treno. E poi erano sicuri che fosse salito. Oggi sono sicuri che invece si era aggrappato. Erano sicuri che il cellulare si trovava a Maddaloni, e invece era li. Ho più che un dubbio».

 

Dolore, solo dolore sul viso del papà di Ciro: «Mi sono procurato un video, ripreso dalle telecamere di video sorveglianza dell'autoparco prospiciente la massicciata ferroviaria, che inquadra il transito del treno delle 21,22, quello di Ciro. Ebbene, proprio nella zona dove è stato ritrovato mio figlio si vede qualcosa volare giù dal finestrino. Dal finestrino. Lo hanno poi preso anche i poliziotti. Ecco perché continuo ad avere dubbi, la verità potrebbe essere un'altra». Non è finita. «Mettiamo per ipotesi che Ciro si fosse aggrappato a quel treno. Mi chiedo. Possibile che nessuno se ne sia accorto? Possibile che mio figlio abbia viaggiato in quel modo, su un predellino di pochi centimetri e senza alcun appiglio per le mani, per quattro-cinque minuti con il treno in corsa? Immagino qualche donna anziana, che nel salire sul treno, resta impigliata nelle porte. Senza che scatti un allarme. E possibile tutto questo? Per favore datemi una risposta. Per favore spiegatemi perché mio figlio non è più a casa mia».
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