La triste contesa dell'orfana
di Imma uccisa dal marito

La triste contesa dell'orfana di Imma uccisa dal marito
di Francesco Gravetti
Giovedì 1 Novembre 2018, 15:07 - Ultimo agg. 15:58
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Il provvedimento di un sindaco, fatto in fretta e furia, che da provvisorio diventa quasi definitivo. Una battaglia legale a colpi di udienze e conflitti di competenze ma anche di affetti negati e attese dolorose. E una bambina che, divenuta improvvisamente orfana della mamma e del papà, ora viene contesa dai familiari di entrambi i genitori. È un dramma nel dramma quello che viene vissuto tra Terzigno e Scafati dalla figlioletta di Immacolata Villani e Pasquale Vitiello: il 19 marzo scorso la madre la accompagnò a scuola a Terzigno, al plesso di Boccia al Mauro e poi fu avvicinata dal marito, dal quale si stava separando. Ci fu una veloce discussione poi l'uomo, Pasquale Vitiello, le sparò, la uccise sul colpo e fuggì via in sella ad uno scooter.

LETTERE A UNA BIMBA
Fu ritrovato il giorno dopo privo di vita in una masseria della cittadina vesuviana. Si era suicidato e aveva lasciato alcune lettere proprio alla figlia. «Ti guarderò sempre dall'alto» aveva scritto. Poche ore dopo il femminicidio, il sindaco di Terzigno Francesco Ranieri affidò la bambina di soli 8 anni al fratello di Immacolata Vitiello e a sua moglie, residenti a Scafati. Doveva essere un affido temporaneo e invece dura fino ad oggi, in attesa del pronunciamento del tribunale dei minori di Salerno. Intanto, però, un altro giudice, quello del tribunale di Nocera Inferiore, ha nominato quale tutore provvisorio della bambina il sindaco di Scafati. A Scafati, però, non c'è il sindaco. C'è un commissario prefettizio, che decide di delegare un parroco, don Giuseppe De Luca della parrocchia di San Paolo.

L'ARBITRO
È una svolta - l'ingresso in scena di un terzo protagonista, un sacerdote - arrivato dopo una battaglia portata avanti da nonno Ciro e nonna Teresa. Sono i genitori di Pasquale Vitiello: l'assassino che poi si è suicidato, colui che ha dato inizio alla tragedia del 19 marzo. Ciro e Teresa chiedono di stare comunque vicino alla loro nipotina, al di là delle colpe del figlio: «Prima che accadesse tutto ciò, la bambina era sempre a casa nostra. Nostro figlio ha sbagliato, ha ucciso e poi si è tolto la vita. Prima che si scoprisse che si era ucciso, abbiamo collaborato con i carabinieri per cercare di trovarlo, abbiamo subito preso le distanze da lui. Noi siamo i nonni e crediamo di avere il diritto di stare accanto a nostra nipote, di vederla».

«NUCLEO DISGREGATO»
L'ultimo incontro tra i due anziani cittadini di Terzigno, assistiti dall'avvocato Cristina Falciano, e la loro nipotina risale a giugno: quasi cinque mesi fa. Da allora hanno parlato soprattutto le carte bollate: c'è voluto del tempo persino per stabilire di chi fosse la competenza. Nel provvedimento del giudice del tribunale di Nocera Inferiore, peraltro, riferendosi agli attuali tutori della bambina, si legge che «il nucleo familiare appare allo stato e di fatto disgregato». E il giudice aggiunge anche che «la minore non intrattiene frequentazioni con la famiglia di origine paterna ed in particolare dei nonni dei quali, come riferisce la zia, ha timore». Di qui, probabilmente, la necessità di incaricare don Giuseppe De Luca che ora si dice onorato.
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