La villa-bunker dei Nuvoletta è abusiva respinta la richiesta di condono edilizio

La villa-bunker dei Nuvoletta è abusiva respinta la richiesta di condono edilizio
di Ferdinando Bocchetti
Mercoledì 13 Febbraio 2019, 11:39
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Trent'anni per definire una pratica di condono edilizio. Non una qualunque, ma l'istanza presentata dagli eredi del defunto Angelo Nuvoletta, meglio noto come «Angiolotto», personaggio di spicco dell'omonimo clan. L'immobile oggetto del contendere è la villa di via Vallesana, al civico 82, occupata fino a qualche anno fa dalla moglie e dai figli di Nuvoletta. In quell'abitazione, completamente abusiva e oggetto di un'indagine della Procura di Napoli, ha soggiornato anche Antonio Nuvoletto (errore di trascrizione all'anagrafe), figlio di Angelo, condannato a venti anni di reclusione per traffico internazionale di stupefacenti e associazione mafiosa.

LA STORIA
La lussuosa villa, costruita negli anni Ottanta nella tenuta di Montesanto (la roccaforte storica della famiglia Nuvoletta), non è mai stata acquisita al patrimonio comunale né, nel corso degli anni, erano state avviate le procedure propedeutiche all'abbattimento. Lo stallo era dovuto proprio alla mancata definizione della pratica di condono edilizio. L'iter, infatti, era fermo nei cassetti dell'ufficio tecnico comunale. Solo di recente, e sulla scorta di una serie di verifiche eseguite dai carabinieri della locale Compagnia, il Comune ha riaperto il fascicolo e attestato che la sanatoria richiesta non può essere in alcun modo rilasciata. Gli ex occupanti, ad ogni modo, avranno dieci giorni per presentare le controdeduzioni.

LA VILLA
Villa Nuvoletta, situata a ridosso di una folta area boschiva, è stata sede di numerosi summit di camorra, come si evince da alcuni atti giudiziari e dalle parole di almeno due collaboratori di giustizia. Per almeno tre decenni i Nuvoletta hanno vissuto in questa struttura, tra l'altro allacciata abusivamente alla rete idrica comunale. Allacci scoperti solo sulla scorta di un'inchiesta dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, che ha acceso di recente anche i riflettori sugli appartamenti di via Antica Consolare Campana, ancora nelle disponibilità dei familiari di Sabatino Cerullo, meglio noto come «Ciccio Pertuso», uno degli esponenti di punta del clan Polverino tuttora detenuto.

Strutture fuorilegge, insomma, per le quali il Comune di Marano non si è mai mosso o si è mosso con ritardo e solo su sollecitazione dell'autorità giudiziaria e delle forze dell'ordine. L'elenco dei casi eclatanti è lunghissimo. Marano resta la città dei tesori sottratti alle potenti organizzazioni criminali del territorio (Polverino, Nuvoletta e Orlando), in moltissimi casi mai utilizzati per i fini sociali previsti dalla legge (Legge Rognoni-La Torre) né demoliti. Immobili abusivi che, al netto delle procedure finalizzate alla loro confisca per reati attinenti alla sfera criminale di chi li ha occupati o costruiti, dovrebbero quanto meno essere sgomberati e acquisiti al patrimonio immobiliare dell'Ente.
 
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