«Il lago d'Averno non respira», il giallo degli idrocarburi

«Il lago d'Averno non respira», il giallo degli idrocarburi
di Pasquale Guardascione
Venerdì 17 Giugno 2022, 12:00
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Si è conclusa la prima fase del monitoraggio ecosistemico del lago d'Averno che una volta completato porterà alla definizione di un piano di gestione dello specchio lacustre. Lo studio, effettuato con i fondi dell'Ente Parco Regionale dei Campi Flegrei, è stato condotto in collaborazione con il dipartimento di Biologie e Scienze della terra dell'Università Federico II, il Cnr Ismar, l'Anton Dohrn e il comitato tecnico scientifico del Parco. I tecnici hanno effettuato prima il rilevamento di una mappa batimetrica del fondale che ha permesso di scoprire che il lago ha una profondità media di 30-32 metri, con un picco superiore ai 35 nella zona centrale. Poi, è stata effettuata la campionatura, sia microbiologica che ecotossicologica, dei sedimenti e delle acque. 

«Il lago, alimentato dalla falda acquifera, ha un lento deflusso verso mare attraverso uno stretto canale», si legge nella nota a firma dell'equipe di studiosi: «Le sue acque sono pertanto semi-stragnanti, con debole ricambio della sola lamina superficiale e quasi nullo ricambio delle acque profonde. Per tale motivo l'equilibrio dell'ecosistema lacustre è molto delicato e può risentire in modo importante di qualsiasi azione antropica che tenda a destabilizzarlo», è la premessa. Quindi l'allarme: «La stratificazione quasi costante delle acque, favorita anche dal regime climatico attuale, riscaldamento globale, crea condizioni frequenti di grande proliferazione di cianobatteri potenzialmente tossici (Planktothrix, Microcystis), a scapito di altre specie fitoplanktoniche utili, costituenti gli anelli basali della catena alimentare lacustre. La scarsa o nulla circolazione verticale delle acque - evidenziano gli studiosi - crea al fondo condizioni di forte anossia, sfavorevoli alla vita degli organismi bentonici. L'ossigeno disciolto in quantità sufficiente è presente dalla superficie fino a una profondità di circa 5 metri, zona nella quale può sopravvivere, confinata, la fauna ittica del lago». E poi la presa d'atto di una condizione drammatica. «L'analisi chimica delle acque ha evidenziato la presenza di idrocarburi policiclici aromatici con valori in alcuni casi superiori anche di 40 volte i valori limite suggeriti dal Decreto legislativo numero 219 del 10 dicembre 2010. Questi composti - insiste la relazione - sono di derivazione antropica e tossici. L'origine di detta contaminazione va ulteriormente studiata, ma è chiaramente dovuta a combustioni e non a dispersione di prodotti petroliferi». Cosa voglia dire, al momento è un giallo: «È un dato che va approfondito con ulteriori analisi», dice Sergio Bravi, responsabile del comitato tecnico-scientifico del Parco.

Infine, il lavoro ha evidenziato «l'abbondante presenza di specie aliene come la tartaruga trachemys, che può compromettere altre specie quali eventuali anfibi e avifauna, nutrendosi di esse o delle loro uova».

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C'è per fortuna qualche buona notizia, come la totale assenza di batteri patogeni e di rifiuti sui fondali. Inoltre, è stata scoperta nei sedimenti la presenza di diversi ceppi batterici utili all'autodepurazione del lago, che favoriscono la crescita della vegetazione e ostacolano la proliferazione di muffe. «Lo stato di salute attuale del lago non è complesso, anche se ci sono alcuni valori alterati», dice Francesco Maisto, direttore dell'ente parco dei Campi Flegrei: «La ricerca continuerà. L'obiettivo è quello di stilare un piano di gestione in modo che vengono effettuati interventi mirati che non influiscano sull'ambiente. Il lago d'Averno è di fondamentale importanza per i Campi Flegrei, per il suo pregio paesaggistico e naturalistico. I dati hanno escluso un'azione antropica particolarmente invasiva ma lanciano degli input di allarme sul suo ecosistema a carattere generale. Per esempio, la colorazione rosa che avvenne alcuni mesi fa è un campanello d'allarme non di contaminazione del lago ma un effetto naturale, probabilmente dovuto all'innalzamento delle temperature». 

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