La preside di ferro di Scampia: «Le regole si rispettano, o chiamo i carabinieri»

La preside di ferro di Scampia: «Le regole si rispettano, o chiamo i carabinieri»
di Maria Chiara Aulisio
Venerdì 19 Gennaio 2018, 09:04 - Ultimo agg. 09:37
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Rosalba Rotondo, dirigente scolastico dell'istituto «Ilaria Alpi - Carlo Levi» di Scampia, di ragazzini ad alto rischio nella sua carriera tra i banchi di scuola, ne ha visti davvero tanti. Così come in molte occasioni, negli anni, si è trovata a fronteggiare situazioni di emergenza. Una la regola da rispettare grazie alla quale è sempre riuscita a gestire in maniera esemplare una platea vasta e complessa come quella di Scampia: nervi saldi, fermezza e tanto affetto da offrire - dice - a chi troppo spesso non ne ha mai avuto. Circa 1.300 studenti, molti con i genitori in carcere e senza un soldo neanche per comprare un libro, comportamenti e atteggiamenti fuorilegge e atti di teppismo messi a segno anche nelle classi.

La preside che cosa fa?
«Tutto il necessario. I ragazzi lo sanno bene: quando mi rendo conto di non farcela chiamo i carabinieri».

E cambia la scena?
«A volte basta solo minacciare l'arrivo dei militari e si mettono in riga. D'altronde la questione è sempre la stessa».

Quale?
«Il rispetto delle regole. Se non lo imparano da noi, da chi? Dai genitori che non hanno? Quei ragazzini sono allo stato brado. È chiaro che poi finiscono nelle baby gang. Dobbiamo sostituirci all'autorità genitoriale altrimenti formeremo solo futuri detenuti».

Quanti potenziali delinquenti ha portato via dalla strada?
«Moltissimi, posso dirlo con orgoglio».

Però le forze dell'ordine continua a chiamarle.
«Certo. I ragazzi devono sentirsi tutelati dalla legge ma nello stesso tempo imparare a rispettarla: chi la infrange farà i conti con la giustizia. Che in pratica significa anche fare arrivare in classe le forze dell'ordine quando vedo cose che non mi piacciono. Oppure allertare i servizi sociali».
 
A che cosa si riferisce quando parla di «cose» che non le piacciono?
«A comportamenti poco compatibili con quelli scolastici».

Quanti coltelli ha sequestrato nella sua carriera?
«Un'altra battaglia vinta: oggi coltelli nella mia scuola non se ne portano più».

Come ha fatto?
«Il primo giorno di scuola i genitori, o chi per loro, devono firmare un regolamento e impegnarsi a rispettarlo, loro e i figli naturalmente. Lo sottoscrivono sapendo che se i ragazzi sbagliano me la piglio prima con loro».

Pugno di ferro, insomma.
«A volte ci vuole altrimenti non andiamo da nessuna parte. Se in questa scuola coltelli non ce ne sono è anche perché i ragazzi temono la mia reazione. Faccio la pazza, lo sanno bene. Adesso sto lottando contro i telefonini».

Niente cellulari in classe?
«Sarebbe il mio sogno, purtroppo non sempre ci riesco».

Il telefonino però non è così pericoloso. O no?
«Non è il coltello, ma vi assicuro che possono fare parecchi danni anche con quello».

Quali?
«Il cyberbullismo tanto per cominciare. Ma anche foto, filmini improponibili girati in classe e che vanno in rete. Docenti che finiscono nel mirino con il rischio di ritrovarsi ridicolizzati on line. I cellulari sono pericolosissimi, ragion per cui qui sono assolutamente vietati».

Rosalba Rotondo in presidenza con l'elmetto?
«Provo a fare rispettare il sistema scuola nel quale credo molto. Dedico la mia vita a questi ragazzi e sapere che il rischio è quello che finiscano a spacciare o rapinare, è un pugno nello stomaco. Se da un lato pretendo ordine e disciplina dall'altro cerco di dare tutto l'affetto e la cura che manca loro in famiglia. Lo stesso faccio con i piccoli rom che mi stanno molto a cuore e con i quali, non senza difficoltà, abbiamo avviato un ottimo lavoro».

Come si argina il fenomeno baby gang?
«Abbassare l'età punibile e alzare quella dell'obbligo scolastico innanzitutto. Poi la creazione di una vera e propria rete tra istituzioni all'interno della quale la scuola sia il polo catalizzatore».
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