Ciro preso a botte come in Gomorra
l’orologio trasformato in tirapugni

Ciro preso a botte come in Gomorra l’orologio trasformato in tirapugni
di Leandro Del Gaudio
Sabato 20 Gennaio 2018, 08:18 - Ultimo agg. 14:36
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Non vedeva l'ora di provare la tecnica del «cinturino» dell'orologio. Appena si è avvicinato alla sua preda, ha agito con freddezza e con accurata lentezza, un movimento registrato in presa diretta dalle telecamere di sicurezza della Metropolitana: si è sfilato l'orologio d'acciaio, lo ha capovolto e lo ha stretto all'altezza delle nocche delle dita della mano destra, creando una sorta di tirapugni pronto all'uso.

Una scena nuova, inedita nel panorama criminale delle gang giovanili. Una tecnica che il bulletto avrà provato allo specchio di casa, che risulta inquietante anche agli occhi degli inquirenti più smaliziati. Già, perché la storia del pestaggio di Ciro, lo studente di Materdei a cui domenica scorsa hanno spaccato il naso senza alcun motivo, nei pressi della metro «Policlinico», offre nuovi spunti da approfondire.
Possibile infatti - secondo quanto riflettono fonti investigative - che quel ragazzo che brandisce l'orologio d'acciaio sia stato suggestionato da una sequenza cult della terza edizione di Gomorra. Finzione e dolore, reality e realtà chiusi ora in un fascicolo della Procura dei minori. Ma cosa ha spinto quel minore ad inventarsi un tirapugni con l'orologio?

Ricordate il pestaggio del commercialista di casa Savastano? A sferrare colpi al volto del «traditore» è Genny, che si fa consegnare l'orologio regalo di famiglia, lo impugna con il cinturino all'altezza delle nocche e dà inizio alla vendetta. Sangue che schizza, esattamente come accaduto domenica scorsa alla fermata della metro collinare. Ciro, lo studente 16enne del Cuoco, vittima di suggestioni televisive che hanno turbato la mente del suo aggressore? Materia a metà strada tra sociologia e indagini, se sono gli stessi poliziotti dell'Arenella, che hanno avuto il merito di chiudere il cerchio attorno al branco di quattro picchiatori, ad indicare la storia del cinturino-arma impropria in un comunicato stampa.
 
Impietose le immagini ricavate dalle telecamere, quelle che proiettano la realtà dei minori di Napoli condizionati - forse - dalla potenza della fiction televisiva.
Ma torniamo alle indagini dei poliziotti del commissariato Arenella: ad impugnare l'orologio tirapugni è il quindicenne C.M., mentre a colpire Ciro è il presunto capo del branco, si tratta di G.S.O.R.; ad essere denunciati sono anche i sedicenni E.V., G.G. Tutti accusati di concorso in lesioni, secondo la ricostruzione della Procura.
Ma chi sono i quattro picchiatori di domenica scorsa? Che vite hanno? Sono tutti incensurati, figli di incensurati. Studiano e sono integrati, appartengono a famiglie mai segnalate per fatti criminali. I primi due - parliamo di C.M. e G.S.O.R - sono figli di genitori naturalizzati italiani (i genitori del primo sono rumeni), che svolgono comunque attività modeste ma legali. Nulla che abbia a che vedere con storie di camorra o con azioni predatorie, magari per rapinare un cellulare o un oggetto di valore. Qui, come in altre storie di questi giorni, c'è solo violenza fine a se stessa, l'esigenza di uscire di casa, di puntare un gruppo rivale e «battere qualcuno». Scenari simili al pestaggio di Arturo, in via Foria lo scorso 18 dicembre, ma anche di Gaetano, all'esterno della metro di Chiaiano, appena otto giorni fa. Inchieste aperte, branchi sotto i riflettori, indagati, indiziati, segnalati. Proviamo a fare chiarezza. A partire dal caso di Arturo, lo studente colpito da oltre venti coltellate, per il quale è in cella ad Airola, con l'accusa di tentato omicidio e tentata rapina un ragazzino di 15 anni: si chiama F.C., anche se nella zona di via San Carlo all'Arena lo conoscono come o nano per la sua statura: è stato riconosciuto da Arturo, nelle ore immediatamente successive l'aggressione subita.
Da oltre un mese, la polizia sta scavando nel suo gruppo di amici, per individuare gli altri tre responsabili dell'aggressione. Oltre a F.C. ci sono altri due indagati: si tratta del 17enne G.L.P, che lavora come garzone nella bottega di Ferrigno e del 14enne F.L. che da sempre fa parte del gruppo di amici di F.C. Indagati per tentato omicidio e tentata rapina, hanno storie processuali differenti: il 17enne G.L.P. è stato riconosciuto da Arturo come uno degli autori dell'aggressione, ma viene rilasciato dopo un paio di ore in questura, grazie all'alibi che gli fornisce Ferrigno; il secondo, parliamo del 14enne indagato pochi giorni fa, non è stato riconosciuto da Arturo, ma viene coinvolto soprattutto per la sua stretta vicinanza al «nano». Ieri è stato convocato in Questura per essere interrogato. Difeso dal penalista Luca Mottola, si è avvalso della facoltà di non rispondere, limitandosi a consegnare il cellulare, che va ad aggiungersi ad altri tre cellulari acquisiti prima di Capodanno dalla polizia. Facile immaginare che la polizia stia cercando tracce per la «geolocalizzazione» dei singoli soggetti indagati, per capire se la loro posizione è riconducibile a quello spaccato di via Foria, in quella fascia oraria in cui è stata consumata l'aggressione a carico di Arturo. Ma la rosa dei sospettati, in questa vicenda, è decisamente più ampia. Sono una decina i soggetti identificati e sono tutti riconducibili al gruppo di amici di o nano. Difeso dal penalista Emireno Valteroni, il ragazzino dal carcere di Airola respinge le accuse, non accetta il riconoscimento operato da Arturo. Quanto basta a spingere gli inquirenti a formalizzare una richiesta di incidente probatorio, nel tentativo di collocare Arturo di fronte agli indagati, a loro volta accanto a sagome di ragazzi con le stesse fattezze fisiche, per un riconoscimento definitivo. Possibile a questo punto pensare che la rosa degli indagati sia destinata ad essere ampliata, anche alla luce di un elemento: gli amici di Arturo hanno fatto sparire foto e messaggi dai rispettivi gruppi social. Hanno fatto gli «spazzini» del web, tanto che le foto che lo scorso 28 dicembre vennero pubblicate in esclusiva dal Mattino (la foto della «paranza» del Nano, incitato a fare l'uomo dietro le sbarre) sono state tutte cancellate. Qualcuno sta cercando di far sparire le tracce della propria appartenenza al gruppo di F.C. (come sottolineato da Stylo24), nel tentativo di allontanare da sé la pressione della polizia.
Poi c'è un terzo caso di violenza brutale contro un minore. È quello di Chiaiano, dove otto giorni fa Gaetano - studente di Melito - è stato aggredito da quattro minori. Tutti e quattro sono stati denunciati per lesioni e danni gravissimi (Gaetano ha perso la milza), attualmente sono a piede libero, anche se lo scenario investigativo in queste ore è diventato granitico: contro i quattro minori ci sono le immagini delle telecamere, ma anche la testimonianza della vittima e di un altro componente del branco, che ha avuto la forza di chiedere scusa e di rispondere alle domande della polizia (anche grazie al ruolo costruttivo dei genitori).

Tre episodi drammatici che ora attendono sviluppi esemplari.

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