Un giro di mazzette sotto forma di compensi extra o mensili o annuali, provvigioni 'fuori sacco' sui contratti aggiudicati e regalie come buoni carburante o da spendere in negozi di computer, telefonia, tv e elettrodomestici, e poi oggetti di valore apprezzabile come penne di marca. Un sistema architettato, secondo la Procura, grazie anche al supporto di Google Pay, e che ha portato a indagare in base alla legge sulla responsabilità degli enti pure due società del colosso californiano: Google Ireland e Google Payments.
È quanto è venuto a galla da una inchiesta del pm di Milano Gaetano Ruta a carico di 14 persone e 3 società, che oggi ha portato i militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza nelle sedi della Leonardo a Roma e a Pomigliano d'Arco, per acquisire documenti.
Le accuse a vario titolo sono riciclaggio, reati fiscali e corruzione tra privati, reato quest'ultimo di cui rispondono dieci dipendenti del gruppo, che risulta parte offesa e che ha collaborato alle indagini.
Come riportato dall'ANSA, la provvista che sarebbe servita per 'ungere' il meccanismo cominciato almeno nel 2015, risulta proveniente da fondi neri che i dipendenti della società fornitrice con sede in corso Sempione avrebbero creato 'dirottandò parte dei proventi delle commesse (lecite) su una consociata statunitense. Questa, a sua volta, tra il 2012 e il 2018 avrebbe trasferito, in assenza di giustificazioni contrattuali e contabili, 6 milioni di euro su tre off-shore con sedi, una a Panama, una nel Regno Unito e una in Irlanda.
Per poi far rientrare tale somma in Italia allo scopo di 'oliare' i funzionari di Leonardo - alcuni ancora in fase di identificazione, si legge nell'ordine di esibizione atti - ci si sarebbe servirti di due riciclatori i quali, è lo schema ipotizzato, avrebbero usato la piattaforma di pagamento Google Pay. Google Ireland e Google Payments, scrive il pm, avrebbero consentito «il trasferimento di somme di denaro provento di frode fiscale» ostacolando «l'identificazione della provenienza delittuosa». Attraverso la «interposizione» delle due società non era possibile «risalire all'identificazione del soggetto che ha disposto i bonifici». In particolare, la Gdf ha finora ricostruito che, tra il 2017 e il 2019, le operazioni dall'estero verso l'Italia sono state 25 per un totale di 400 mila euro. Operazioni che avrebbero visto l'interposizione delle due società di Mountain View nella canalizzazione dei fondi e che ora sono indagate in base alle legge sulla responsabilità degli enti in relazione al presunto riciclaggio, così come Trans Part in relazione ai reati fiscali e al riciclaggio.
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