Liu Ruowang: «Chi ha sfregiato i miei lupi ha già perso»

Liu Ruowang: «Chi ha sfregiato i miei lupi ha già perso»
di Maria Pirro
Lunedì 27 Gennaio 2020, 07:30 - Ultimo agg. 11:15
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«L'arte è anche contatto. In piazza i bambini, e non solo loro, sono chiamati a infilare la mano nella bocca del lupo, a toccarne il pelo, e a fare qualsiasi altra cosa». Così parlò Liu Ruowang, scultore di fama. Ma i napoletani lo hanno preso fin troppo in parola: i suoi animali installati sotto le finestre del Municipio sono stati pitturati. Peggio: imbrattati dai vandali, e non solo.
 

 

Che pensa dell'accaduto?
«Certo, avrei voluto che non avvenisse una cosa del genere, ma comprendo: direi che è accettabile che i lupi siano stati scarabocchiati, perché l'installazione è in un luogo pubblico e quindi esposta».

È la prima volta che le capita?
«No, i lupi sono già stati imbrattati in Cina. In diverse occasioni».

Qui gli animali sono stati anche spostati: così l'opera è distrutta? Ora che si fa?
«Se i lupi non sono rotti e non c'è un grande problema di sicurezza, ritengo si possa continuare a esporli in modo da far vedere l'intera opera a sempre più gente. Il branco con il condottiero possono restare per tutta la durata del progetto deciso dai curatori, con Lorenzelli Arte e il Comune (quindi, fino al 31 marzo)».

Non teme che possano anche rubarli?
«È già accaduto anche questo, proprio in Italia: due giorni dopo l'inaugurazione della biennale di Venezia (nel 2015), alcuni lupi vennero portati via da cinque ladri. A Napoli, però, sono ancora in piazza: e questo è già molto amichevole per me».

Pensa che sin dall'inaugurazione il Comune avrebbe dovuto provvedere alla vigilanza per evitare i raid?
«È difficile controllare visto che si tratta di una monumentale installazione in piazza: così la gente può vederla in qualsiasi momento e, proprio perché lo spazio è pubblico e aperto, ritengo che il Comune non possa evitare questo tipo di azioni vandaliche. L'amministrazione ha già fatto tutto il possibile per la mostra».

I lupi piacciono comunque moltissimo ai napoletani e ai bambini: ha sempre intenzione di donare qualche sua scultura alla città, al termine dell'esposizione?
«Mi farebbe piacere donare uno o due lupi alla città: ritengo siano molto adatti a Napoli. Ma non posso decidere io, in questo caso dovrei negoziare con i partner del progetto».

Pensa di tornare a Napoli?
«Sicuramente. Anzi, è impossibile che non torni: è una città talmente affascinante, unica, le altre non reggono il confronto. Mi manca tutto di Napoli».

Il problema dei vandali esiste anche in Cina?
«Sì, situazioni del genere sono assai frequenti: alcuni giovani hanno addirittura distrutto sculture sistemate in luoghi pubblici e hanno imbrattato monumenti importanti. E anche i miei lupi, durante una esposizione nella 798, la zona delle prestigiose gallerie d'arte a Pechino, sono stati scarabocchiati».

A quali progetti artistici lavora?
«I lupi sono una delle mie tante opere. Al momento sono impegnato a realizzare altri cinque gruppi di sculture, sempre di dimensioni imponenti, oltre un centinaio per soggetto, in vista di una mostra programmata in tutta Europa».

Ma come si fa a insegnare ai bimbi e ai ragazzi amore e rispetto per l'arte?
«Ritengo che il metodo migliore sia far entrare l'arte nella vita quotidiana, rendendo i musei sempre più accessibili e non solo.
Le mie sculture, ad esempio, sono collocate nelle piazze: i bambini le toccano. Giocano e salgono in groppa ai lupi: così l'arte crea anche un legame con gli spazi pubblici. È importante costruire una cultura del bene comune». 

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