Lockdown a Napoli, ultimi pranzi sul Lungomare: «La chiusura ormai è sicura»

Lockdown a Napoli, ultimi pranzi sul Lungomare: «La chiusura ormai è sicura»
di Gennaro Di Biase
Sabato 31 Ottobre 2020, 10:00
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«Siamo venuti al ristorante per salutarci - sorride un po' amaro Luca Esposito, seduto al tavolo in via Partenope con due colleghi commercialisti - È l'ultimo pranzo prima del lockdown. Ci scambieremo anche i regali di Natale. Sono convinto che la prossima settimana Napoli chiuderà. Mi aspetto anche che i supermercati chiudano prima rispetto al lockdown di primavera». Ristoratori e cittadini: sono in tanti a pensare che la nuova quarantena sia imminente nei pressi di Castel dell'Ovo, su un Lungomare ieri affollato per «l'ultimo pranzo» e per gli ultimi tuffi in piena emergenza Covid. 

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C'è aria di ultimo giorno in città, di ultime ore, di ultimo weekend. Nessuna certezza sulla nuova chiusura, ma quella di ieri è una Napoli che vive come se fosse iniziato il conto alla rovescia verso la fine della libertà di movimento. Non a caso i tavoli dei ristoranti sono pieni. E non mancano i bagnanti a Rotonda Diaz che si abbronzano con l'ultimo sole di ottobre. Davanti a Castel dell'Ovo si incontra la giovane neo-dottoressa siciliana Elisabetta Franco, corona di alloro tra i capelli, che spara coriandoli e brinda per festeggiare last minute la laurea al Suor Orsola con genitori e amiche più strette. «Una festa ridotta, giusto con i più cari - dice - Ora pranzeremo in uno dei ristoranti di via Partenope». «Siamo usciti per pranzo incrociando le dita», sorride Mariarosaria Greco. Anche l'orario dell'alcol si è anticipato di varie ore, visto che alle 18 scatta il divieto di somministrazione. «Sembra di vivere una perenne vigilia, e bisogna fare presto - osserva Melissa Piro, costumista che beve uno spritz - Ci si affretta verso la chiusura dei mezzi pubblici e a vivere l'ultimo respiro di vita».

Gli umori dei ristoratori non sono troppo diversi da quelli dei cittadini. «Ogni giorno è un'incognita - commenta Francesco Cipolletta, titolare di Molo 17 in via Partenope - Viviamo senza certezze. A ottobre ho chiuso i conti in rosso e messo in cig la metà dei dipendenti. Credo che tanti protesteranno durante una nuova quarantena, l'atmosfera sarà più tesa. Molti cominciano a chiedersi perché chiudere se ci sono solo poche decine di sintomatici su 3mila contagiati». «Non accetteremo una quarantena solo locale - dice Antonino Della Notte, presidente di Aicast e titolare di Antonio&Antonio - Se si deve chiudere, si chiuda tutta la nazione. Le regole dovranno essere uguali per tutti e deve essere il governo centrale a stabilirle. Da Roma non si può più lasciare la patata bollente nelle mani dei governatori». «Credo che a breve chiuderemo - dice Stella Capobianco, al lavoro nel suo ristorante di via Partenope - e questi potrebbero essere gli ultimi coperti prima del lockdown.

Se serve a far rientrare l'emergenza sanitaria ritengo anche che sia meglio così». 

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Gli animi sono sempre più polarizzati, come dimostrano le decine di proteste anti-restrizioni dei giorni scorsi e quelle di queste ore. «Se il Covid non l'ho preso io vuol dire che non esiste», sussurra un gestore. Non tutti insomma credono al virus, in questo periodo, ma si allarga anche il fronte dei commercianti che chiedono una chiusura immediata per salvare il Natale, dopo le prime 6mila richieste partite dalla Federazione del Commercio tre giorni fa. «In questo momento è prioritaria la salute - scrivono Unioncamere Campania e le Camere di Commercio di Napoli, Caserta, Avellino e Salerno - Senza salute non c'è economia. Non è un problema della Campania, non è un problema dell'Italia, è un problema globale. Altri stati europei hanno preso in queste ore provvedimenti severi e indiscutibili. Oggi più che mai bisogna riconoscere il primato della scienza e la politica deve adeguarsi alle sue indicazioni facendo scelte dolorose ma inevitabili. È una situazione straordinaria e come tale va gestita. Pur comprendendo le difficoltà e le preoccupazioni delle categorie più colpite, stigmatizziamo qualsivoglia forma di manifestazione e sit-in di protesta. Solo arginando l'epidemia si potrà guardare ad una ripresa totale delle attività». 

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