«Scontri e rivolta a Napoli, dietro c'era la regia dei clan di camorra»: la denuncia della commissione Antimafia

«Scontri e rivolta a Napoli, dietro c'era la regia dei clan di camorra»: la denuncia della commissione Antimafia
Sabato 24 Ottobre 2020, 10:01 - Ultimo agg. 25 Ottobre, 08:18
5 Minuti di Lettura

«Ieri sera a Napoli, nell'irrazionalità di tante persone evidentemente inconsapevoli di quanto stavano facendo, c'era anche una sapiente regia. Accertata la presenza reale di uomini dei clan della Pignasecca, del Pallonetto e dei Quartieri Spagnoli. Pur non essendoci fisicamente, c'erano anche con le loro 'fesseriè tutti coloro che hanno sempre e soltanto ostentato sprezzo per le evidenze che la realtà ci ha offerto in tutti questi mesi». Lo afferma in una nota il senatore M5S Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia.

LEGGI ANCHE Coprifuoco, scontri a Napoli: primi manifestanti fermati, feriti carabinieri e poliziotti

«Dimenticando cortei di camion militari impegnati a portare via bare, un Pontefice inverosimilmente solo in Piazza San Pietro durante uno dei riti più importanti della cristianità, tutti i 'non ce n'è Coviddi', ed i loro amplificatori tv e social impegnati ad ottenere share ed ascolti perché fa più rumore l'albero che cade piuttosto che la foresta che cresce, erano lì, immaterialmente, ad ostentare la loro stupidità - aggiunge-.

Solo che questi individui, con la loro irrazionalità narcisistica, stanno facendo danni enormi alla salute collettiva. E non glielo possiamo consentire. Li sconfiggeremo con la forza della ragione, con l'evidenza della verità».

Video

«Ieri si è mostrata sui social la situazione polmonare di un malato di Covid-19 - conclude Morra - Inviterei tanti conduttori tv, finora sempre pronti ad invitare nei loro dibattiti il meglio del peggio, a mostrare immagini riprese nei reparti Covid-19, dando la parola agli operatori sanitari realmente impegnati a fermare il virus. Non quelli perennemente in tv facendo pensare che non abbiano presenze significative in corsia, ma quelli anonimi che preferiscono stare accanto ai degenti piuttosto che alle videocamere. Cambierebbe tanto. Si chiama realtà. Ricordiamoci che cosa abbiamo visto e vissuto pochi mesi fa».

Ieri sera a Napoli si sono verificati «attacchi preordinati», atti di violenza «organizzati, inaccettabili e da condannare» dice il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese esprimendo «solidarietà e vicinanza» alle forze di polizia, ai militari e ai membri della polizia locale che sono stati aggrediti e feriti in «veri e propri episodi di guerriglia urbana».

«No a ogni strumentalizzazione di una protesta civile e pacifica nata da centinaia di commercianti partenopei per chiedere sostegno in conseguenza di una chiusura parziale o totale degli esercizi, secondo i loro diritti. E lo voglio dire subito: la camorra non c'entra niente. Non si trovino alibi per le negligenze e i fallimenti della politica che non ha saputo garantire una sopravvivenza agli imprenditori». A dirlo è l'avvocato Angelo Pisani, alla guida dell'associazione Noi Consumatori, legale rappresentante degli imprenditori partenopei - titolari di bar, ristoranti, gelaterie, pub, negozi - che ieri hanno protestato a Napoli a seguito delle restrizione anti-covid decise dal governatore De Luca, e che «si stanno apprestando a fare causa allo Stato se le loro richieste rimarranno inascoltate e saranno nuovamente abbandonati».

«I tafferugli non hanno niente a che vedere con la protesta dei commercianti e delle partite iva di ieri. Figuriamoci, interessati a tutelare le loro botteghe, sono terrorizzati da una qualsiasi forma di ritorsione. Non muoverebbero mai un dito contro le forze dell'ordine che invece sono state aggredite da professionisti delle proteste», spiega il legale che ieri era presente alla manifestazione, partita attraverso i social. «I giovani dei centri sociali provenienti dalle zone universitarie sono confluiti sotto la Regione e poi sono cominciati gli scontri con la polizia», afferma Pisani. «Lo scontro non è certo tra commercianti e forze dell'ordine, alle quali esprimiamo tutta la nostra solidarietà. La controparte è solo la politica che detta le regole ma non sa organizzare il 'giocò. Il primo obiettivo è difendere la salute e si vogliono rispettare tutte le norme anti-virus ma allo stesso tempo bisogna rispettare quelle che sono le esigenze e i pilastri del sistema economico. Altrimenti poi c'è chi muore di fame», sottolinea Pisani, a giudizio del quale «se si crea caos, qualcuno ne potrebbe approfittare. Non certo i commercianti, le prime vittime del sistema, casomai la politica per le sue passerelle, la criminalità organizzata per i suoi affari...».

«Dopo ieri i commercianti sono avviliti ma non mollano», dice ancora l'avvocato ricordando che la legge prevede un pagamento indennizzo in base all'articolo 2045 del codice civile. «Siamo vicini ai presidenti di regione e chiediamo che si facciano tramite a livello nazionale delle nostre richieste di sostegno - affermano gli imprenditori - chiediamo la cassa integrazione, con erogazione immediata e non soggetta a tassazione per il dipendente; il differimento dell'imposizione fiscale nazionale e locale; il credito di imposta per le locazioni, con cessione al locatore pari ad almeno il 60%; l'azzeramento reale dei costi fissi delle utenze; il ristoro per i datori di lavoro. Se si dovessero verificare le condizioni precedenti - concludono - gli imprenditori chiedono una programmazione della chiusura di tutti gli esercizi. In caso contrario, si continua a rimanere aperti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA