Sophia Loren e la città di Napoli
una lunga storia d'amore

Sophia Loren e la città di Napoli una lunga storia d'amore
di Diego Del Pozzo
Martedì 5 Luglio 2016, 13:26
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Poche altre artiste incarnano l'essenza profonda e autentica di un luogo come Sophia Loren con Napoli, della quale è tra i simboli più universalmente riconosciuti, al pari del Vesuvio e della pizza. Così, l'annuncio della giunta comunale partenopea, che su proposta del sindaco Luigi De Magistris ha deciso di conferire la cittadinanza onoraria di Napoli alla diva italiana più famosa al mondo, va a riempire un vuoto che non aveva ragione d'esistere e rinsalda ancora di più il legame tra la città e una sua icona immediatamente riconoscibile a qualsiasi latitudine. Sì perché, pur nata per caso a Roma e poi cresciuta a Pozzuoli, Sophia è Napoli. Lo è sempre stata ed è giusto che ne diventi anche formalmente cittadina, seppur onoraria.

La cerimonia pubblica di conferimento si terrà al Maschio Angioino sabato mattina, alle 10.30, con De Magistris che omaggerà la Loren assieme all'assessore alla cultura Nino Daniele. Ma l'attrice sarà in città già da giovedì per assolvere al ruolo di madrina (e, in qualche modo, padrona di casa) dei festeggiamenti per il trentennale di Dolce e Gabbana, che poi a loro volta la accompagneranno sabato mattina alla cerimonia. «Siamo felicissimi spiega proprio il sindaco De Magistris nella prima giunta del secondo mandato di aver consacrato per sempre il legame tra Sophia Loren e Napoli. Nell'ambito di questo evento di Dolce e Gabbana, infatti, abbiamo voluto suggellare il legame universale tra questa grande donna, già di fatto napoletana, e la città di Napoli. E quella di sabato mattina conclude il sindaco sarà una bellissima manifestazione, che abbiamo voluto dal carattere fortemente popolare». Nella delibera della giunta comunale, tra l'altro, si sottolineano i «sentimenti di amicizia, stima, gratitudine, ammirazione e affetto della città di Napoli» nei confronti di una grande artista, che rappresenta un «autentico e assoluto patrimonio di Napoli e dell'intero nostro Paese». E la presenza di tanti vip e stelle del mondo dello spettacolo, della cultura e della moda per i festeggiamenti di Dolce e Gabbana fa supporre che sabato mattina al Maschio Angioino potrebbero esserci anche altri volti noti del jet-set internazionale, per omaggiare un'icona schiettamente «glocal» come Sophia. Intanto, il primo omaggio arriva da San Gregorio Armeno, la celebre strada delle botteghe artigianali dei pastori, che venerdì ospiterà una tra le sfilate di Dolce e Gabbana. L'artigiano Genny Di Virgilio, infatti, ha realizzato a tempo di record alcuni pezzi unici di 40 centimetri fatti a mano, in terracotta dipinta a olio, raffiguranti i due stilisti, la Loren e Madonna, tra gli ospiti più attesi delle celebrazioni di D&G. Sophia Loren è stata a Napoli per l'ultima volta due anni fa, a fine maggio 2014, quando presenziò alla proiezione al teatro Mercadante di «Voce umana», il cortometraggio tratto dal testo di Jean Cocteau, diretto dal figlio Edoardo Ponti e da lei interpretato accanto a Enrico Lo Verso.

E anche in quell'occasione poté toccare con mano l'intensità dell'affetto dei napoletani nei suoi confronti. Com'era capitato, d'altra parte, già l'anno prima, a inizio luglio 2013, durante le riprese di «Voce umana», realizzate interamente in pieno centro di Napoli, tra Palazzo Reale e il Pallonetto di Santa Lucia. Allora, l'abbraccio di Napoli a Sophia fu commovente, in particolar modo durante la sua passeggiata scenica lungo le viuzze dietro Santa Lucia, con centinaia di napoletani affacciati alle finestre per salutarla e il traffico letteralmente in tilt per la sua sola presenza. Un'altra visita napoletana rimasta nella memoria recente avvenne in occasione della serata finale della Piedigrotta 2008, sul palco di piazza Plebiscito, sotto un'anomala pioggia settembrina, di fronte a più di 50.000 napoletani fradici ma entusiasti. Con lei, introdotti da Pippo Baudo, c'erano anche Lucio Dalla, Maria Nazionale, Raiz e Nino D'Angelo, che le dedicò un'intensa «Marì», poco dopo aver intonato tutti assieme l'inno napoletano per antonomasia «'O surdato nnammurato».
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