Lucia, la mamma coraggio:
«Una festa per mia figlia disabile»

Lucia, la mamma coraggio: «Una festa per mia figlia disabile»
di Maria Pirro
Venerdì 14 Giugno 2019, 10:03 - Ultimo agg. 15:33
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Il party più riuscito inizia con un invito mancato. «Mia figlia non ha amici, e alle feste dei compagni di classe non l'hanno mai invitata», racconta Lucia Viggiano, guardando in fondo al viale della Mostra d'Oltremare, tra gli stand appuntiti e il palco affollato di artisti in occasione della kermesse dedicata ai bimbi e ai ragazzi di disabili che fino a sera si divertono con gli altri bambini. «Giochi senza barriere», sogno per un giorno realtà, è la manifestazione più grande organizzata a Napoli e in Italia da genitori speciali, riuniti in associazione, rinunciando a contributi pubblici.
«È una festa provocazione, i nostri figli esclusi ai compleanni dei compagni, e noi che li invitiamo tutti indistintamente», spiega Viggiano a proposito della sfida collettiva lanciata 15 anni fa, che si rinnova, vincendo il fallimento individuale. «Perché Francesca, che è nata con un doppio cordone ombelicale intorno al collo, a 20 anni continua a sentirsi sola, cerca e non riesce ad avere una relazione con i coetanei», aggiunge la mamma con i 55 anni ben portati (ne dimostra almeno 10 di meno). «Devo arrivare a 100 e oltre», rivela con il sorriso la paura del «dopo di noi».

Maglietta arancione, capelli scuri e un'energia scoperta a causa, ma anche «grazie» alla malattia della secondogenita. «Dei disabili ci accorgiamo solo quando fanno impressione o puzzano, ma lo siamo potenzialmente tutti», avverte la vicepresidente nonché socio fondatore di «Tutti a scuola», la onlus che promuove l'evento. Il primo in sordina, con le tavole di legno inchiodate nella Villa comunale da papà anonimi ed eccezionali come Tommaso Giugliano. Anno dopo anno, coinvolgendo pure personaggi famosi, da Clementino a Roberto Vecchioni. Nel 2019 senza snaturare il senso dell'iniziativa: davanti alle altre giostre un cartello ricorda che, almeno per un giorno, i bimbi e ragazzi disabili non fanno la fila, gli altri sì. La provocazione diventa occasione di riflessione, e le targhette sugli stand riportano l'articolo 3 della Costituzione.
 

Lucia, casalinga per necessità, cala i principi nella gestione delle spese domestiche: «Per far quadrare i conti con 800 euro al mese, tanto percepisce mia figlia dall'Inps, sono diventata fine economista». Riesce a pagare la palestra, le uscite, il gelato, la pizza, i vestiti alla moda. «Come tutte le ragazze, Francesca è vanitosa, ma devo occuparmi io del suo tempo libero. Solo quando fa ginnastica, con un personal trainer, si confonde tra la gente». E, ovviamente, a «Giochi senza barriere». Ma un giorno non può bastare. Viggiano pensa di lasciare Napoli e di trasferirsi a Reggio Emilia. «Lì ci sono più servizi e abita la primogenita che in futuro dovrà prendersi cura di Francesca, la mia sofferenza più profonda e la mia immensa gioia. Attraverso di lei, mi relaziono al mondo: è la mia forza». Da sempre Viggiano lotta per ogni cosa: l'iscrizione all'asilo, le ore e il maestro di sostegno. «Ottenuto presentando ricorso al giudice, così ho conosciutogli altri genitori e il dentista Toni Nocchetti che presiede Tutti a scuola, ma la pratica per l'invalidità mi ha spinto anche a denunciare un medico, ctu del tribunale, che voleva la mazzetta. Per il gesto, ho ricevuto lodi. Tuttavia, non è servito a evitare la fatica di dover ripetere ogni due anni, in media, l'iter burocratico». Torna l'amarezza. Francesca resta la leva per costruire il sogno-realtà. Qui e ora.
 

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