Baby rapinatore ucciso a Napoli, il giallo del secondo video: «Ora riaprite l'inchiesta»

Baby rapinatore ucciso, il giallo del video

Baby rapinatore ucciso a Napoli, il giallo del secondo video: «Ora riaprite l'inchiesta»
di Leandro Del Gaudio
Martedì 13 Luglio 2021, 08:00 - Ultimo agg. 14 Luglio, 08:30
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C'è un secondo video di quella morte. Un secondo filmato, rispetto a quello ufficiale ricavato da una telecamera di sorveglianza, che riprende tutta la scena, ma da un'angolatura diversa, fino a inquadrare la parte finale, quella dei due colpi che raggiungono il corpo del minore (all'altezza del collo, da destra verso sinistra; e all'altezza del torace, quando ormai la torsione del corpo era quasi del tutto ultimata). Un video fatto probabilmente da un passante o da un cittadino residente a pochi passi dalla scena in cui si è consumata la morte di un rapinatore minorenne: parliamo di Luigi Caiafa, ucciso mentre assaltava alcuni coetanei a bordo di un'auto, mentre - in sella al proprio scooter e accanto a un complice - provava ad allontanare l'intervento della polizia. Via Duomo, ottobre del 2020, seconda ondata Covid, città avvolta nel coprifuoco e nell'incubo di morti da Covid, è la storia dell'omicidio di Luigi Caiafa, rapinatore minorenne, nel corso di un'inchiesta approdata a uno snodo cruciale. Martedì prossimo si discute dinanzi a un giudice l'opposizione della famiglia di Caiafa, rappresentata dal penalista napoletano Giuseppe De Gregorio, rispetto alla richiesta della Procura di chiudere il caso, di archiviare l'accusa di omicidio volontario. Ricordate la vicenda? Ne abbiamo parlato un mese fa sulle colonne di questo giornale, a partire dall'ultimo atto. 

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Sono stati i pm Valentina Sincero e Claudio Basso a chiedere di archiviare la posizione dell'agente di polizia, battendo sulla discriminante dell'uso delle armi. In sintesi, i tre colpi esplosi in rapidissima successione rientrano nella facoltà di un agente di polizia intervenuto a sventare una rapina, di fronte a due malviventi che non alzano le braccia in segno di resa di fronte all'alt polizia, ma impugnano un'arma. In sella allo scooter, oltre a Luigi Caiafa, anche il maggiorenne Ciro De Tommaso (parente dell'ultrà narcos pentito Gennaro De Tommaso, alias la carogna). Una ricostruzione, quella della Procura, che si avvale di riscontri balistici, scientifici, della testimonianza dei due colleghi del poliziotto indagato e dall'analisi di un video (quello della sorveglianza) che ritrae parte della scena di via Duomo. Già, il video. Sono le quattro e trenta del 4 ottobre scorso, quando qualcuno ha impugnato il telefonino cellulare e ha effettuato la sua ripresa. Un altro video, il secondo rispetto a quello ufficiale, qualcosa che entra comunque nell'inchiesta. Ieri era fissata l'udienza sulla opposizione della difesa alla archiviazione. Se ne discuterà martedì mattina, quando il braccio di ferro a proposito della possibilità di archiviare il caso, dovrà fare i conti con la storia del secondo video. Chi lo ha registrato? E in che modo? Ma soprattutto: come entra in questa storia? A leggere gli atti dell'inchiesta, si comprende che il capo della mobile Alfredo Fabbrocini fa riferimento al video che sarebbe stato visionato dall'ex direttore di Fanpage Francesco Piccinini. Il giornalista viene contattato qualche giorno dopo il delitto dal capo della Mobile. Piccinini riesce a consultare il video privato, prova ad acquisirlo ai fini della pubblicazione sul suo giornale, ma l'affare salta. Sentito dal capo della Mobile, il giornalista non rivela la fonte, c'è il segreto professionale. Fine della storia? Niente affatto. Proprio anche attorno a questo secondo filmato che insiste la difesa della famiglia Caiafa: riaprire il caso, rintracciare la fonte segreta di Fanpage, ricostruire il possesso di un secondo video che potrebbe chiarire le circostanze finali legate alla morte di Luigi Caiafa. Una brutta vicenda, quella di ottobre del 2020. Era il secondo rapinatore colpito a morte durante un colpo predatorio, dopo la morte di Ugo Russo in via Orsini (marzo 2020), a dimostrazione di un'emergenza - quella legata alla violenza da gangster a Napoli - ancora drammaticamente attuale.

Due mesi dopo la morte di Luigi Caiafa, il padre venne ucciso in un basso, in zona Tribunali. Si preparava a festeggiare il figlio, fu colpito a morte da un killer che si era sporto da un finestrino. Questione di droga, di camorra, due lutti nella stessa famiglia. Mentre martedì si leva la richiesta della difesa dei parenti di Luigi Caiafa, a partire da un punto: riaprire il caso, trovare quel video, che può ancora raccontare molto sulla notte di via Duomo.

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