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L'ex senatore Luigi Cesaro si consegna ai carabinieri: «Sono pronto all'interrogatorio»

di Leandro Del Gaudio
Articolo riservato agli abbonati
Sabato 15 Ottobre 2022, 00:02 - Ultimo agg. : 16 Ottobre, 09:09
4 Minuti di Lettura

Non si avvarrà della facoltà di non rispondere, non rimarrà in silenzio rispetto alle accuse che gli sono state notificate con la firma di un gip del Tribunale di Napoli. Sarà invece pronto a dire la sua, a «contribuire all’accertamento della verità e fornire tutti i chiarimenti necessari a dimostrare la propria estraneità ai fatti contestatigli», per dirla con una nota dei suoi difensori. Venerdì mattina, ecco la mossa dell’ex senatore Luigi Cesaro, che si è consegnato ai carabinieri del Ros: da ieri mattina è agli arresti domiciliari.

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Cesaro ai domiciliari: è accusato di concorso esterno e corruzione elettorale
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degli arresti
«Luigi Cesaro agli arresti domiciliari», il giudice firma l'ordine ma deciderà il Senato

Concorso esterno in associazione camorristica, corruzione elettorale nella sua Sant’Antimo sono le accuse da cui dovrà difendersi, a distanza di due anni dal blitz che ha coinvolto - tra gli altri - anche i tre fratelli dell’ex inquilino di Palazzo Madama. Nessun momento di tensione, solo qualche passaggio burocratico a proposito della elezione del proprio domicilio e della notifica del provvedimento cautelare, Cesaro ha stretto la mano ai carabinieri ed è tornato nella sua “prigione” casalinga. Da qui potrà articolare le tappe della sua difesa, mostrandosi disponibile a fornire i doverosi chiarimenti rispetto alle accuse che gli vengono mosse, come hanno spiegato i suoi legali, il professor Alfonso Furgiuele e l’avvocato Michele Sanseverino. Entro lunedì 24 ottobre, Cesaro sarà interrogato dal gip Miranda, in una udienza dove probabilmente saranno presenti anche i pm Celeste Carrano e Giuseppina Loreto. Risponderà alle domande, sembra di capire. In sintesi, avrebbe impegnato il proprio peso politico per favorire soggetti in odore di camorra, nel corso di più elezioni a Sant’Antimo. Più in generale, c’è la convinzione da parte dei pm (e dello stesso giudice che ha firmato la misura) che un intero spaccato metropolitano - a cominciare dagli uffici comunali - fosse sotto il controllo dell’ex senatore, ma anche e soprattutto dei tre fatelli di Luigi Cesaro. Una vicenda scandita dagli accertamenti condotti dai carabinieri del Ros, guidati dal comandante Andrea Manti.

LEGGI ANCHE Corruzione, chiesto rinvio a giudizio per Cesaro e Pentangelo

Ma in cosa consistono le accuse che tengono oggi agli arresti domiciliari Luigi Cesaro? Agli atti, nei suoi confronti, ci sono alcune intercettazioni ricavate dall’utenza di un suo stretto collaboratore; ma anche le dichiarazioni di alcuni pentiti legati un tempo al clan Puca. Per il gip Maria Luisa Miranda, almeno dal 2007 al 2017, ci sarebbe stato un regime di «democrazia sospesa» nel comune alle porte di Napoli, a partire da una sorta di patto politico-mafioso. Che consente ai fratelli Cesaro di emanciparsi da piccoli imprenditori a player dell’economia locale, ma anche di incassare e controllare consenso elettorale. I Cesaro - si legge nelle carte - sarebbero cresciuti grazie ai soldi del «socio occulto Pasquale Puca (alias ‘o minorenne), che avrebbe finanziato un centro diagnostico, un centro commerciale; poi - una volta finito in cella Pasquale Puca (siamo nel 2009), il clan avrebbe chiesto ogni mese una quota alla famiglia, come in una ordinaria gestione societaria. 

 

Ed è in questo scenario che vengono inseriti dai militari del Ros i due attentati subiti dai Cesaro: è il sette giugno del 2014, quando, contro il centro Igea di Sant’Antimo, viene fatta esplodere una bomba che distrugge parte dell’ingresso. Si trattò di un avvertimento per i «pregressi accordi» non rispettati, mentre il 10 ottobre del 2015, sono ancora i Puca a tornare alla carica, esplodendo 5 colpi di pistola contro l’auto di Aniello Cesaro, in sosta in un autolavaggio. Poi c’è la storia delle elezioni: 50 euro a voto per il primo turno, 25 in caso di ballottaggio, almeno fino al 2017: quando si insedia una giunta di centrosinistra, che però sarebbe stata disarcionata proprio grazie a una sorta di pressing a metà strada tra politica e mafia. Una mole di accuse che ha visto Antimo finire agli arresti in carcere per qualche settimana, mentre per gli altri due fratelli Aniello e Raffaele erano scattati gli arresti domiciliari (tutti e tre sono a giudizio a Napoli in un processo che va avanti a ritmo serrato). Quanto a Luigi Cesaro, va comunque ricordato che la giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato aveva rigettato - all’unanimità - la richiesta di arresti, non ravvisando le esigenze cautelari. Ora il caso dell’ormai ex senatore esce dal mondo politico per entrare in via definitiva nella sua sede naturale: il processo penale, dinanzi ai giudici di Napoli.

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