Maltempo a Napoli, allarme lungomare: danni all'asfalto, “volano” i gazebo

Le buche in via Partenope presidiate dai vigili urbani

Le onde invadono via Partenope
Le onde invadono via Partenope
di Paolo Barbuto
Mercoledì 23 Novembre 2022, 00:00 - Ultimo agg. 24 Novembre, 09:30
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Il mare che ruggisce mentre s’avvicina si sente a malapena in mezzo al vento che soffia con inaudita violenza e fischia tra vicoli e pali dell’illuminazione. Il mare che aggredisce la città, invece, si vede immediatamente quando si schianta sulle scogliere di via Partenope, diventa bianco di schiuma e poi, con un balzo agile e potente, le sorpassa per arrivare fino al centro della strada e poi alle porte dei ristoranti.

Le onde altissime erano annunciate, il vento violento era previsto, eppure ieri il lungomare di Napoli non ha potuto che aspettare inerme, con la speranza di non dover sopportare un’altra volta gli schiaffi che fanno danni, distruggono, mettono in ginocchio cose e persone.

Le onde hanno iniziato a sferzare Napoli ben prima dell’alba. Sempre più intense, sempre più alte col passare dei minuti e il rinforzarsi del vento. Quando la luce s’è fatta spazio tra le nuvole, ha mostrato, al centro di Via Partenope, i primi segni dell’aggressione dei marosi. Una piccola porzione d’asfalto sollevata come fosse burro e, tutt’intorno, il resto della strada attraversato da una pericolosa griglia di spaccature collegate fra loro, ma ancora incollate al suolo. Danni non gravi, di dimensioni ridotte, eppure in grado di far scattare immediatamente l’allarme. Sul posto è stata subito inviata un’auto della polizia municipale che è rimasta a presidio della preoccupante buca fino all’arrivo della Protezione Civile che s’è presentata rapidamente.

In tempi strettissimi è giunta sul posto anche una squadra di operai del Comune che, dopo il sopralluogo dei tecnici della Protezione Civile, ha recintato l’area con la plastica rossa che indica il pericolo. 

La strada, pedonale ma aperta al traffico delle auto delle forze dell’ordine e ai furgoni dei fornitori dei locali, non è stata vietata al traffico. I tecnici hanno ritenuto che quella piccola spaccatura non potesse nascondere ulteriori e più gravi problemi al di sotto dell’asfalto. Eppure dinanzi a quel luogo si sono fermati in tanti per chiedere come mai non è stato fatto nulla per proteggere il lungomare, nemmeno dopo i drammatici eventi della notte del 28 dicembre 2020. 

In quella drammatica notte di due anni fa, la mareggiata fu molto più potente e distruttiva: il mare riuscì ad abbattere i muretti del lungomare, a scavare sotto i marciapiedi. L’acqua arrivò con forza dentro i ristoranti di via Partenope portando allagamenti e distruzione.

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Dopo quella triste notte si disse che c’erano provvedimenti da prendere, protezioni da sistemare anche sui fondali per rendere meno violento il mare nella sua corsa verso la costa. Dopo le parole di quella triste notte non è stato fatto quasi nulla. Solo all’altezza dell’Arco Borbonico, che crollò pochi giorni dopo per via delle conseguenze della mareggiata, è stata sistemata una protezione di scogli non affioranti. Ironia della sorte, quella protezione ieri non ha avuto alcuna utilità perché l’Arco Borbonico non è stato ancora ricostruito e la tempistica della ristrutturazione prevede almeno un altro anno fra progetti esecutivi e lavori materiali. 

 

«Oilloco, oillocco, eccolo, eccolo», un ragazzone straniero, gli occhi bianchi spiritati sul volto di pece, sta dando una mano a portare in salvo sedie e tavolini davanti a un ristorante del lungomare. Dice poche parole d’italiano, ieri mattina ha imparato come lanciare l’allarme alla vista di un’ondata più potente in avvicinamento. «Oilloco», e tutti corrono a ripararsi perché l’onda dopo l’impatto con gli scogli prosegue la sua corsa: chi si trova sul marciapiede vicino al mare finisce inzuppato come dopo un tuffo, chi sta più lontano riesce a cavarsela solo con l’acqua che arriva alle caviglie e poi scivola via per ritirarsi. Alla fine, fortunatamente, nessun danno ai locali, solo molti guai ai gazebo esterni che saranno riparati: i ragazzi dei ristoranti, convocati in tutta fretta per le operazioni di salvataggio di sedie e tavolini, si guardano negli occhi preoccupati: quando accadrà la prossima volta? Poi arriva un altro allarme «Oilloco», e tutti corrono a salvarsi dalle onde.

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