Manifestazione antirazzista, il Vasto resta indifferente

Manifestazione antirazzista, il Vasto resta indifferente
di Antonio Folle
Venerdì 3 Agosto 2018, 21:09 - Ultimo agg. 4 Agosto, 08:42
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Circa 300 persone hanno preso parte alla manifestazione di solidarietà che si è tenuta oggi pomeriggio a piazza Garibaldi. Il corteo, che ha sfilato per le vie del Vasto, ha poi raggiunto la prefettura partenopea dove i responsabili della comunità senegalese hanno fatto sentire la loro voce contro quello che ritengono essere l'ennesimo atto di razzismo. In verità, come ha già ammesso il questore Antonio De Iesu, è presto per parlare di razzismo. L'episodio di ieri sera, infatti, è ancora avvolto dal mistero e le forze dell'ordine stanno lavorando in queste ore per ricostruire la vicenda. Il dato che non si può ignorare è che ai piedi della statua di Garibaldi c'è un clima di tensione sempre più diffuso tra le comunità africane e i napoletani. Clima nel quale potrebbe - il condizionale è d'obbligo - inserirsi la criminalità organizzata con i suoi raid punitivi nei confronti degli africani restii a pagare le tangenti. 
 


Mentre il corteo sfilava le finestre del quartiere sono rimaste rigorosamente sbarrate. A parte una folta rappresentanza dei centri sociali, ben pochi napoletani hanno deciso di prendere parte alla manifestazione. Simbolo evidente di una "scollatura" che gli stessi esponenti della comunità senegalese stanno cercando di ricomporre a tutti i costi. Proprio la comunità senegalese, infatti, è da anni una delle più integrate e produttive dell'intero territorio. I bambini senegalesi frequentano le scuole e i loro coetanei napoletani, i mercatali lavorano tranquillamente e sono quasi del tutto integrati nel tessuto sociale cittadino.
 
 

Pochi i commenti da parte dei cittadini del Vasto ma, a microfoni spenti, qualche commerciante si è lasciato andare. «Non è giusto - spiegano - che si faccia passare noi per razzisti. Noi siamo per l'inclusione sociale di tutti, africani compresi, ma pretendiamo che si rispettino le regole del vivere civile. Molti ragazzi che oggi hanno sfilato li conosciamo personalmente e sono cresciuti con noi. A loro va la nostra solidarietà e l'augurio che le forze dell'ordine risolvano il mistero quanto prima. Un pò meno - il commento amaro - a chi sta cercando di strumentalizzare politicamente una faccenda che niente ha a che fare col razzismo».

Intanto il presidente della comunità senegalese partenopea Pierre Preira ha lanciato un appello: «Non c'è ancora un vero dialogo tra noi e i napoletani - spiega - probabilmente vogliamo le stesse cose ma è difficile ottenerle se non dialoghiamo. Se lo scopo finale è quello di vivere pacificamente bisogna mettere da parte le reciproche diffidenze e sedere a un tavolo tutti insieme».

Non solo slogan antirazzisti, però, quelli scanditi durante il corteo. La rabbia degli africani per un atto che loro ritengono essere di puro razzismo è alle stelle e molti annunciano di non essere più disposti a "porgere l'altra guancia". «Oggi abbiamo organizzato una manifestazione pacifica, ma la prossima volta non sarà così. La prossima volta reagiremo anche con la violenza se necessario, noi non abbiamo paura».

Sulla difficile situazione di piazza Garibaldi e del quartiere Vasto è intervenuto anche Jamal Quaddora, responsabile del settore immigrazione della Cgil che ha sgomberato il campo da facili etichettature. «Questa non è l'Italia che conosciamo - ha dichiarato - l'Italia dei grandi statisti e dell'accoglienza. Da qualche tempo c'è un clima diverso. La convivenza tra italiani e africani era ottima fino a qualche anno fa. Poi ci sono state politiche di accoglienza sbagliate da parte del Ministero dell'Interno che ha concentrato qui i centri di accoglienza. I ragazzi africani non lavorano, non si integrano e non fanno corsi di italiano. In molti casi i centri li mettono in strada alle sette del mattino e a loro non resta altro da fare che venire qui in piazza e aspettare di essere ingaggiati dalla camorra per pochi euro. I napoletani del Vasto non sono razzisti, per niente - sottolinea - semplicemente si sentono insicuri. Lo Stato deve dare sicurezza e tutele a tutti quanti perchè in questo clima generale qualcuno prende la pistola e spara».

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