Marano: ora la Madonna di Pompei è il dono del Santuario, non del boss

Marano: ora la Madonna di Pompei è il dono del Santuario, non del boss
di Ferdinando Bocchetti
Venerdì 14 Maggio 2021, 08:30 - Ultimo agg. 15 Maggio, 10:02
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L'immagine della Vergine di Pompei è di nuovo venerata dai fedeli della chiesa di Maria Santissima della Cintura e della Consolazione. Ma non è più quella che fino alla fine di marzo si trovava sulla stessa parete, donata 40 anni fa dal defunto boss Lorenzo Nuvoletta. La targhetta posta dove prima c'era quella che recitava A devozione - Lorenzo Nuvoletta» dice adesso che si tratta di un dono del Pontificio Santuario della Beata Maria Vergine del Santo Rosario di Pompei. Un dono del vescovo della città mariana, dunque, per archiviare una vicenda che, dopo il caso sollevato dal Mattino, aveva suscitato sdegno e spinto il vescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, a ordinare la rimozione di questo e di un secondo quadro, raffigurante l'immagine di Santa Rita, anch'esso frutto di una vecchia donazione del padrino di Marano alleato con i Corleonesi di Totò Riina. Don Salvatore Trionfo, il rettore della piccola chiesa adiacente il cimitero di Marano, è tornato a sorridere dopo un periodo segnato da non poche traversie personali. «Il nuovo quadro della Vergine di Pompei è molto bello e il suo arrivo in chiesa è stato accolto con entusiasmo dai fedeli: nei prossimi giorni installeremo anche quello di Santa Rita, in arrivo dal monastero di Cascia».

 

Quella giusta, adeguata conclusione auspicata da tanti è arrivata proprio nel mese dedicato alla Beata Vergine, tanto caro alla devozione popolare. «Il 22 - aggiunge don Salvatore - celebreremo una santa messa in onore di Santa Rita, poi il 31 chiuderemo con un'altra funzione il mese mariano».

La rimozione dei dipinti sacri griffati Nuvoletta, rimasti in chiesa per oltre 40 anni, aveva dato vita a un vivace dibattito e provocato la reazione, a dir poco scomposta, dei familiari del defunto boss. Non erano mancate le accuse nei confronti del neo vescovo di Napoli, reo - secondo i familiari di Nuvoletta - «di aver rubato opere votive nella casa di Dio». Commenti che avevano suscitato l'indignazione di tanti cittadini, convinti invece della necessità e opportunità dell'intervento dell'alto prelato. «Il vescovo ha fatto ciò che si doveva fare - sottolinea Maria, frequentatrice della piccola chiesa che dista meno di cento metri dalla tenuta della storica famiglia di camorra - Molti si sono divisi in queste settimane: alcuni fedeli ritenevano fosse giusto rimuovere soltanto le targhette con il riferimento a Lorenzo Nuvoletta, altri invece hanno sostenuto con forza la decisione di Battaglia, ritenendo opportuno sgomberare il campo da qualsiasi equivoco. Io sto dalla parte del vescovo».

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I quadri donati dal boss sono stati rimossi all'alba del 30 marzo. Il vescovo Battaglia, in una nota, chiarì che «il percorso del Vangelo è incompatibile con quello delle iniquità a qualsiasi livello», aggiungendo che «la decisione è stata presa per non turbare gli stessi fedeli, disorientandoli con azioni che potrebbero anche lontanamente essere ricondotte ad una ambiguità tra vangelo e vita, per riaffermare il primato della coscienza, illuminata dalla fede, che ci invita ad amare la verità e la giustizia». Dalla Curia oggi non arrivano conferme, ma è probabile che sia stato lo stesso vescovo a muoversi sottotraccia perché le due nuove immagini sacre arrivassero direttamente dai rispettivi luoghi di culto della Madonna del Rosario e di Santa Rita. 

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