Maria de Luzenberger procuratrice minorile: «Assistenti sociali azzerati, a Napoli uno ogni 30mila abitanti»

Maria de Luzenberger procuratrice minorile: «Assistenti sociali azzerati, a Napoli uno ogni 30mila abitanti»
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 10 Giugno 2022, 11:00 - Ultimo agg. 15:43
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Ha da poco concluso una riunione da remoto con centinaia di assistenti sociali che lavorano in Campania. E i numeri su questo campo, mai come in questo caso, parlano chiaro: «Vanno letti, non c'è bisogno di interpretarli, perché raccontano l'esigenza di investire sulla prevenzione, su un modello formativo che entri in gioco prima ancora dell'intervento di un poliziotto o di un pubblico ministero».

Procuratrice Maria de Luzenberger, di quali numeri stiamo parlando?
«Eccoli: la legge dice che in media il rapporto tra assistenti sociali e cittadini deve essere di uno a cinquemila.

Oggi mi sono confrontata con assistenti sociali che lavorano in Umbria e mi hanno confermato che in alcuni contesti della loro regione il rapporto è addirittura più virtuoso, in alcuni contesti si va da uno a duemila cittadini».

Quindi?
«Vuole sapere qual è il rapporto nella nostra area metropolitana?».

Dica pure.
«In alcuni comuni che cadono sotto l'attenzione della nostra Procura, siamo a un rapporto di uno a trentamila. Ripeto: un assistente sociale per ogni trentamila cittadini; e parliamo di contesti difficili della nostra area metropolitana, parliamo degli edifici nati negli anni del post terremoto, quasi sempre sforniti di servizi, da sempre alle prese con le conseguenze di un radicato condizionamento camorristico. Credo che, quando si parla di emergenza minorile, sia necessario investire di più proprio per arricchire la rete chiamata a fare prevenzione sul nostro territorio».

Ha le idee chiare la procuratrice dei minori di fronte alla nuova pagina di episodi criminali che coinvolgono i più giovani. Babyrapinatori che sparano agli agenti dopo un paio di rapine, per giunta in fuga in tre sullo stesso scooter. E ancora branco in rosa e assalti armati finanche sugli scogli di Posillipo. È emergenza a Napoli?
«Questo tipo di problemi si registrano ogni giorno in altri contesti cittadini. Solo che qui siamo alle prese anche con altri problemi radicati da tempo, che certo non aiutano ad affrontare episodi di violenza quotidiani».

A cosa fa riferimento?
«Penso alla camorra intesa come abito mentale, come tendenza alla sopraffazione o a risolvere in modo violento qualunque tipo di controversia; camorra intesa anche come capacità di mettere a disposizione dei più giovani una quantità di armi mai vista prima. Poi se abbiamo servizi ridotti - come nel caso dei servizi sociali - è chiaro che le difficoltà si acuiscono». 

È indiscutibile che ci sia stata negli ultimi mesi una esplosione di violenza che ha riguardato soprattutto i più giovani. Non trova?
«C'è una ondata di violenza che riguarda anche gli adulti, direi generalizzata, ed è la probabile espressione del malessere accumulato in questi due anni di pandemia, vista anche la crisi economica alimentata dalla guerra nell'Est europeo: i più giovani sono i più esposti a questo tipo di difficoltà».

Nelle ultime vicende di cronaca è emersa la tendenza a passare dalle chat alla vita reale, spesso con epiloghi drammatici. Come spiega questo fenomeno?
«Per anni abbiamo avuto una buona forma di controllo sui contenuti televisivi e mediatici, grazie alle cosiddette fasce protette. Oggi però certi contenuti circolano sui social dove controlli veri e propri non ce ne sono, di qui l'assuefazione alla violenza o atteggiamenti privi di una lucida presa di coscienza della realtà».

Da qualche giorno si è concluso l'anno scolastico, avremo tanti ragazzi privi di impegni. Crede sia una condizione adeguata questa?
«A Napoli il progetto scuole aperte è partito e in alcuni contesti sta dando risultati validi. Bisognerebbe portarlo anche in altri spaccati metropolitani, magari in alcune zone di provincia. Poi bisogna incentivare il tempo pieno. Mi chiedo: perché non si fa? Perché non ci sono le mense? Ecco mettiamo assieme questo dati e capiremo i motivi per i quali parliamo di emergenza giovanile o di esplosioni di violenza. E non è un caso se la città risulta ultima per servizi erogati per i bambini».

Evasione scolastica. A giugno si raccolgono i dati, qual è il bilancio di questo anno?
«Stanno arrivando segnalazioni e note dai vari enti preposti al controllo di questo fenomeno. Faremo un bilancio per agire in modo tempestivo, in via generale siamo a un numero di segnalazioni drasticamente più basso rispetto allo scorso anno, quando si facevano i conti con un anno scolastico quasi interamente segnato dalla dad».

Altra questione affrontata in questi mesi riguarda l'alcol ai più giovani. Un fenomeno chiamato di mala movida, lei cosa suggerisce in merito?
«In Usa se chiedi da bere e sei giovane pretendono il documento di identità. Può accadere anche a una donna di 30 anni dover mostrare il documento per poter acquistare un drink a base di alcol; ora mi chiedo, a quanti ragazzi la sera viene chiesto il documento di identità al bancone di un bar? E quanti controlli vengono esercitati in zona movida?». 

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