Napoli, gli ordini di Lady Camorra anche nei reparti Covid: «Se mia cugina non è curata bene ce la portiamo a casa»

Napoli, gli ordini di Lady Camorra anche nei reparti Covid: «Se mia cugina non è curata bene ce la portiamo a casa»
di Valentino Di Giacomo
Martedì 10 Agosto 2021, 12:35 - Ultimo agg. 11 Agosto, 10:10
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«Senti, mi devi fare un piacere grosso! Sta una cugina mia sopra al Cotugno, l'hanno portata giovedì mattina, si deve vedere una conoscenza per andarle vicino, per sollevarla un poco e si deve vedere di fare qualcosa». Appalti, tentativi di influenzare le campagne elettorali, ma anche cercare di trovare appigli all'interno di un ospedale per far curare al meglio la moglie di un boss apicale dell'Alleanza di Secondigliano. É uno dei passaggi contenuti nelle intercettazioni di Maria Licciardi carpite dagli investigatori negli ultimi mesi e che corroborano la richiesta di fermo avanzata al giudice dai pm nei confronti della donna arrestata sabato scorso all'alba mentre provava ad involarsi verso la Spagna. É lo scorso aprile quando una delle mogli dei capiclan dell'Alleanza viene ricoverata all'ospedale Cotugno dopo una severa infezione da coronavirus. Maria Licciardi, alias Bloody Mary, se ne interessa sin da subito e contatta allora un suo conoscente che lavora in una delle società affidatarie dei servizi di security dell'ospedale. L'uomo, 30 anni, subito si attiva per venire incontro ai desiderata di Licciardi.


É lo scorso 11 aprile, l'ormai ex «piccerella» non sa che gli investigatori - attraverso un complesso sistema di videosorveglianza e microspie installato nei pressi della sua abitazione - controllano ormai ogni suo movimento.

Quella mattina un elemento di spicco del clan Contini si reca da Licciardi e le chiede di interessarsi delle condizioni della donna ricoverata per covid. La moglie del boss, viene detto a Licciardi, «sta al Cotugno con la maschera, con il casco». Maria Scianel Licciardi, con il suo fare deciso, subito prende il telefono e chiama al 30enne che lavora come vigilante al Cotugno. «Mi devi fare un piacere proprio grosso» - dice riferendo il nome della donna ricoverata e il reparto in cui è sta affrontando la degenza per Covid. L'uomo al telefono risponde a Licciardi che si sarebbe rivolto ad un'infermiera, ma non una qualsiasi. «È un'infermiera - spiega il vigilante - che conosce proprio a te». Licciardi prega allora l'uomo di far intervenire immediatamente l'impiegata del Cotugno per comprendere le condizioni di salute della donna ricoverata e vedere cosa fare.

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«Ti voglio bene - insiste Licciardi con il vigilante - fai conto che sto io là sopra». Bloody Mary, nel corso della telefonata, si improvvisa quasi come un medico, una teorica delle cure domiciliari per quanto riguarda il covid. «Però dici all'infermiera - spiega infatti Licciardi, chiedendo se sia possibile riportare la donna ricoverata a casa - che mi deve fare una cortesia: lei deve parlare con i medici e se è il caso che ce la prendiamo da là sopra, perché là sopra (inteso il Cotugno, n.d.r.) si finisce di rovinare e ce la portiamo a casa. Le mettiamo l'ossigeno, chiamiamo un medico... Insomma la cerchiamo di far star meglio nell'ambiente familiare». Infine l'ultima raccomandazione: «Dì all'infermiera di andarle vicino ogni tanto». Terminata la telefonata, l'esponente del clan Contini che aveva chiesto a Licciardi di interessarsi della vicenda va via con la sua Smart dall'abitazione di Bloody Mary. In mezz'ora di conversazione è bastata probabilmente una semplice telefonata di Licciardi fatta ad un vigilante per avere notizie di una persona ricoverata in isolamento, imporre pure disposizioni sulle possibili cure e, comunque, provare ad avere un occhio di riguardo verso la signora in degenza. Del resto la donna ricoverata era pur sempre la moglie di un boss di spicco dell'Alleanza di Secondigliano. Anche così si cimentano i rapporti tra clan.
 

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