Maria Paola, Ciro per ore dal pm: le ricostruzioni e i colpi di scena

Maria Paola, Ciro per ore dal pm: le ricostruzioni e i colpi di scena
di Marco Di Caterino
Venerdì 18 Settembre 2020, 00:00 - Ultimo agg. 13:21
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Due colpi di scena nell’indagine sulla morte di Maria Paola Gaglione, la diciottenne del Parco Verde di Caivano deceduta nella notte tra venerdì e sabato ad Acerra, dopo essere stata sbalzata dal sellino dello scooter guidato dal fidanzato Ciro Migliore. Un incidente provocato, secondo la Procura di Nola, da Michele Antonio Gaglione, 30 anni, fratello della vittima, contrario alla relazione tra i due e che ora è in carcere accusato di omicidio preterintenzionale aggravato da futili motivi. Ieri Ciro Migliore, nato di sesso femminile e, dall’età di 15 anni, avviato sul lungo e delicato percorso finalizzato al cambio di sesso, è entrato in procura alle 11 per uscirne solo nelle prime ore della sera. Un interrogatorio fiume. Probabilmente è stato incalzato dai magistrati su almeno tre punti: la ricostruzione dell’incidente, le minacce di morte che avrebbero ricevuto sia lui che sua madre Rosa Belladonna da parte del fratello ma anche dal padre di Maria Paola, e le presunte botte subite dalla ragazza da parte dei familiari perché troncasse la relazione con Ciro. Circostanze queste che devono essere chiarite al di là di ogni ragionevole dubbio perché una volta accertate potrebbero cambiare il destino giudiziario di Michele Antonio Gaglione.
 

 

Allo stato dei fatti la dinamica dell’incidente, così come riportato nell’ordinanza del magistrato che ha convalidato l’arresto in carcere per il fratello della vittima, è stata ricostruita sia con le dichiarazioni di Ciro Migliore che con le risultanze delle indagini tecniche dei carabinieri della caserma di Acerra, diretta dal maresciallo Giovanni Caccavale, che sullo scooter dei due fidanzati hanno rilevato alcune tracce di una suola di scarpa che combacia con quelle indossate da Michele Gaglione al momento dell’incidente. Un fatto questo contestato dai legali del trentenne. Che hanno smentito la ricostruzione dell’incidente, le frasi omobofe che Michele non avrebbe mai pronunciato e anche le violenze in famiglia denunciate davanti a decine di microfoni sia da Ciro che dalla mamma. L’ipotesi è che l’incidente sia avvenuto non per i calci allo scooter ma per la velocità del mezzo, che nell’affrontare una curva sarebbe sbandato facendo così sbalzare dal sellino la povera Paola, uccisa all’istante dall’impatto all’altezza del collo con un tubo per l’irrigazione dei campi. 
 
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Il secondo colpo di scena arriva dagli stessi legali di Michele Antonio Gaglione, che mercoledì sera avevano annunciato una sorta di conferenza stampa della famiglia Gaglione presso la parrocchia di San Paolo Apostolo, nel Parco Verde. Da don Maurizio Patriciello, in territorio neutro. Ebbene ieri mattina, un’ora prima dell’incontro, un comunicato stampa annunciava che la famiglia «si è resa conto di essere ancora fortemente scossa e quindi non ancora in grado di affrontare pubblicamente certi argomenti a distanza di così poco tempo». Una scelta comprensibile sotto il profilo umano ma anche strettamente legato a una strategia difensiva. Probabilmente la difesa di Michele Gaglione vuole dapprima valutare cosa ha raccontato Ciro Migliore ai magistrati e soprattutto se ha convinto gli inquirenti. Si profila, dunque, una dura battaglia legale.
 

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