«Quando crescerà le racconterò che il giorno in cui è nata, la sua mamma ha dimostrato tutta la sua forza, come ogni donna dovrebbe fare, senza arrendersi di fronte alle difficoltà». Martina Cuomo, 30 anni, infermiera, ha da poco raggiunto due traguardi importanti. Il primo, quello più emozionante, è stata la nascita della sua primogenita, Nunzia, venuta alla luce meno di due settimane fa. Il secondo è legato a filo doppio col primo, data la straordinarietà dell'evento: Martina ha partorito durante la discussione della sua tesi di laurea in pieno travaglio, così come ha raccontato, prima di tutti, al deputato dei Verdi Francesco Borrelli.
Quando e a che ora è nata Nunzia?
«Lo scorso 18 novembre alle 18.30. Oggi (ieri per chi legge, ndr) per essere precisi ha 13 giorni».
Cosa è successo quel giorno?
«Devo fare un passo indietro e tornare a quando io e mio marito Antonio Sannino l'abbiamo concepita. Il 9 marzo scorso ho scoperto di essere incinta, ma ho continuato a lavorare in ospedale e a seguire i corsi all'Università dell'Aquila, dove ero iscritta per conseguire la laurea magistrale in scienze infermieristiche e ostetriche. Ho scelto di iscrivermi lì, perché sono specializzati nella ricerca, settore che vorrei intraprendere dopo un progetto seguito con la cooperativa Alpha sulla telemedicina in ambito sanitario, che poi è l'argomento della mia tesi. Così ho seguito le lezioni sia in presenza che a distanza».
Poi cosa è accaduto?
«A settembre scorso sono venuta a sapere che la mia discussione di laurea si sarebbe tenuta nello stesso giorno della scadenza delle 40 settimane per il parto e ho pensato a quanto fosse assurda la vita, ma ne abbiamo sorriso e ho portato avanti la gravidanza».
Fino al fatidico giorno.
«Sì. Grazie alla disponibilità del direttore del corso di laurea, Loreto Lancia e del relatore della mia tesi, Angelo Dante ho avuto la possibilità di discutere a distanza. Ma contrariamente alle aspettative è avvenuto un imprevisto. Alle 7 del mattino sono iniziate le contrazioni che mi hanno fatto capire che stava arrivando il travaglio».
Come ha reagito?
«Non mi sono persa d'animo, né quelli che mi assistevano. Così i docenti hanno anticipato la scaletta per farmi intervenire entro le 10. Intanto continuavo a fare esercizi di respirazione».
Qual era il suo stato d'animo in quel momento così difficile?
«Ero tesissima, mio marito mi ha scattato una foto mentre ero davanti al monitor seduta sulla palla per il travaglio».
Quanto è durata questa odissea?
«Oltre 7 minuti. Avevo contrazioni a brevissima distanza l'una dall'altra, ma sono riuscita a concentrarmi, a rimanere seria e sopportare la sofferenza allo stesso tempo. Alla fine sono stata capace di gestire il dolore e rispondere ai professori. Fino a quando, intorno alle 14, ho rotto le acque e sono dovuta andare in ospedale, dove ho partorito dopo quattro ore e mezza».
Dove ha partorito?
«Alla Luigi Vanvitelli di Napoli, ma non ho potuto assistere alla proclamazione».
Qual è stata la votazione finale?
«106, ma ne sono fiera, perché la mia lode dorme ora sulla mia spalla, mentre faccio questa intervista».
Si aspettava di riuscire ad affrontare la situazione?
«Ho un carattere forte, che di certo mi ha aiutata. Quella stessa forza che cercherò di trasmettere a mia figlia».
Cosa le racconterà quando crescerà?
«Che è nata dopo un lungo periodo di forte stress per tutti dovuto alla pandemia, inclusi me e il suo papà, dato che entrambi abbiamo avuto il Covid. Ma le insegnerò a lottare nella vita, affrontando gli ostacoli e le difficoltà. Perché si può fare tutto, se si ha volontà. Sarà dura, ma non bisogna arrendersi. Un messaggio che voglio lanciare alle tante donne che credono di non riuscire a conciliare famiglia e lavoro».
A proposito, quando tornerà a lavoro?
«Sarò in maternità per quattro mesi, ma spero di rientrare presto in ospedale perché mi mancano i colleghi, i medici e i pazienti: sono la mia seconda famiglia».