D’Alema e Profumo indagati a Napoli per una compravendita di navi militari con la Colombia

L’ex premier avrebbe svolto il ruolo di mediatore e intermediario

L'ex premier Massimo D'Alema
L'ex premier Massimo D'Alema
Leandro Del Gaudiodi Leandro Del Gaudio
Martedì 6 Giugno 2023, 11:49 - Ultimo agg. 7 Giugno, 07:00
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D’Alema e Profumo indagati a Napoli per una compravendita di navi militari con la Colombia. Avrebbe svolto il ruolo di mediatore e intermediario l’ex premier Massimo D’Alema e il manager Alessandro Profumo. È quanto emerge da un decreto di perquisizione firmato dalla Procura di Napoli, nel corso di una indagine che va avanti da mesi. Sotto inchiesta anche Giuseppe Giordo, ex direttore generale di Fincantieri e alcuni mediatori di una operazione su vasta scala.

Ma restiamo a quanto emerso dal decreto, anticipato dal Corriere.it. Secondo l’accusa «i soggetti indagati si sono a vario titolo adoperati quali promotori dell’iniziativa economica commerciale di vendita al governo della Colombia di prodotti di aziende italiane a partecipazione pubblica -  Leonardo, in particolare aerei M 346, e Fincantieri, in particolare Corvette e piccoli sommergibili e allestimento di cantieri navali - al fine di ottenere da parte delle autorità colombiane la conclusione degli accordi formali e definitivi aventi ad oggetto le descritte forniture ed il cui complessivo valore economico ammontava a oltre 4 miliardi di euro».

Una ricostruzione da sempre smentita in questi mesi dallo stesso D’Alema che aveva riferito, al termine di una inchiesta mediatica, di essere estraneo alla compravendita.

Ma spuntano anche altri nomi.

Proviamo a seguire il ragionamento della Procura. 

Nel decreto di perquisizione è specificato che «Francesco Amato ed Emanuele Caruso operavano quali consulenti per la cooperazione internazionale del ministero degli Esteri della Colombia tramite Giancarlo Mazzotta e riuscivano ad avere contatti con Massimo D’Alema il quale, per il curriculum di incarichi anche di rilievo internazionale rivestiti nel tempo si poneva quale mediatore informale nei rapporti con i vertici delle società italiane ossia Alessandro Profumo quale amministratore delegato di Leonardo e Giuseppe Giordo quale direttore generale della divisione navi militari di Fincantieri.

Tale operazione era volta a favorire e ottenere da parte delle autorità colombiane la conclusione di accordi per un valore complessivo di oltre 4 miliardi di euro. Per ottenere ciò offrivano e promettevano ad altre persone il corrispettivo illecito di 40 milioni di euro corrispondenti al 50% della complessiva provvigione di 80 milioni di euro». Tutti i soggetti coinvolti potranno dimostrare la correttezza del proprio operato.

Ma in cosa sarebbe consistita la mediazione di D’Alema? Fioccano milioni nella ricostruzione operata dall’ex aggiunto Vincenzo Piscitelli. 

La somma complessiva di 80 milioni di euro andava a ripartirsi tra «la parte colombiana» e la «parte italiana» attraverso il ricorso allo studio legale associato americano Robert allen law  - segnalato e introdotto da D’Alema quale agent e formale intermediario commerciale presso Fincantieri e Leonardo  rappresentato in Italia e per la specifica trattativa da Umberto Bonavita e Gherardo Gardo - per la predisposizione e la sottoscrizione della contrattualistica simulatori e formalmente giustificativa della transizione finanziaria e dei veicoli societari bancari e finanziari in concreto predisposti per il transito, la ripartizione e la finale distribuzione della predetta somma a cui non faceva infine seguito la formalizzazione dei contratti per l’intervenuta interruzione della trattativa a causa della mancata intesa sulla ulteriore distribuzione della predetta somma tra le singole persone fisiche costituenti la «parte italiana» e la parte colombiana.

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