Ischia, l'allarme di Schilardi:
«Nuove case nella zona rossa»

Ischia, l'allarme di Schilardi: «Nuove case nella zona rossa»
di Massimo Zivelli
Mercoledì 7 Agosto 2019, 09:12
3 Minuti di Lettura
È da nove mesi alla guida della struttura di governo che sovraintende alla ricostruzione. È Carlo Schilardi, il prefetto amico del premier Giuseppe Conte, che continua ad occuparsi anche della chiusura dell'emergenza terremoto: quella relativa agli sfollati e alla loro sistemazione, alle aziende chiuse o delocalizzate e alla loro sopravvivenza e soprattutto con le grane che gli arrivano dal controllo sui contributi che lo Stato concede dal 21 agosto 2017 a privati, aziende e enti pubblici.

 

Prefetto, è soddisfatto degli studi di microzonizzazione sismica?
«Assolutamente. Per l'Italia, come è stato detto più volte, si tratta di una esperienza scientifica innovativa che aiuta il cittadino, gli imprenditori ma soprattutto le istituzioni a sapere con certezza cosa occorre fare per favorire e avviare la ricostruzione nelle varie aree dei sismi. Prima di oggi, tutti dicevano, tutti sapevano, ma in realtà non esisteva un quadro così dettagliato del rischio sismico correlato alla edificazione così come l'abbiamo adesso».
Questo significa che ci sarà una accelerazione dei tempi per la ricostruzione?
«Esatto. Adesso possiamo dettare le regole e pianificare tempi e modalità dei singoli interventi. L'ordinanza che darà il via alla ricostruzione è pronta da alcune settimane ed ha superato positivamente il vaglio di Regione e Sovrintendenza. Anticipo che il 20 agosto sarà trasmessa per il parere definitivo ai comuni di Casamicciola, Forio e Lacco Ameno. Quindi posso presupporre che già a settembre verranno attivate le procedure che consentiranno ai cittadini e agli imprenditori di presentare le pratiche tecniche per la ricostruzione e quelle finanziarie per ottenere il contributo dello Stato».
Dall'incontro emerge che, contrariamente a quanto ipotizzato, non vi sarà alcuna esigenza di delocalizzare.
«Infatti, a meno che i singoli non rinuncino a ricostruire sullo stesso sito, non vi è l'esigenza di delocalizzare. Le moderne tecniche consentono di edificare e rendere sicuri le abitazioni anche nelle zone a rischio. Si devono ovviamente rispettare determinate condizioni e l'impiego di tecniche e materiali adatti. È tutta una questione di spendere bene i soldi dei cittadini e dello Stato, per evitare problemi futuri e garantire la sicurezza delle generazioni a venire».
Ha già un'idea di quante istanze potranno essere ammesse?
«Attualmente su circa 800 istanze di intervento ricostruttivo, un terzo, quindi 250 circa sono assolutamente regolari e si potrà partire subito con i lavori e con i finanziamenti statali. Per le altre istanze occorrerà attendere la fine del lavoro che stanno svolgendo i Comuni e la Sovrintendenza per la definizione dei condoni edilizi. Credo che alla fine resteranno fuori un centinaio di pratiche in tutto».
Ricostruzione ma anche emergenza. Sono passati due anni dal terremoto e vi sono ancora centinaia di sfollati e aziende che hanno chiuso i battenti
«La mia struttura si sta occupando, come è noto da mesi, anche di questo. Per il contributo statale relativo alla autonoma sistemazione degli sfollati in case prese in fitto o in alberghi, abbiamo liquidato le somme a tutto il mese di giugno di quest'anno. Per le aziende, invece, di recente sono stati stanziati ulteriori contributi che vanno a integrare quelli finora percepiti. Non si tratta di grandi cifre, ma sono comunque soldi che servono ad alleviare il peso enorme che gli imprenditori devono sopportare a causa della inattività».
Che giudizio dà dei rapporti tra il commissariato e gli altri soggetti istituzionali?
«Sono soddisfatto perché ho sempre avuto il massimo della collaborazione non solo dai Comuni, ma soprattutto dalla Regione. Quando mi sono insediato a novembre dell'anno scorso, non avevo niente. La Regione ci ha fornito locali ed uffici, tecnici preparati e uno staff competente. Senza tutto ciò, noi non avremmo potuto operare. Da questa esperienza ho imparato che le criticità rafforzano il lavoro di squadra nell'interesse di tutti».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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