L'escalation di contagi infligge un nuovo colpo all'industria del wedding, una delle più fiorenti in Campania e a Napoli. Il dpcm firmato dal premier Conte, che limita almeno fino al 13 novembre le presenze dei ricevimenti a «un massimo di 30 invitati», ha fatto piovere nelle ultime ore svariate centinaia di disdette in città. Spose e sposi in lacrime, matrimoni rimandati o addirittura cancellati: scene e scenari simili a quelli osservati nelle scorse settimane, all'indomani dell'ordinanza regionale anti-Covid - poi rivista da Palazzo Santa Lucia - in cui si portava a «20» il numero di convitati possibili. Oggi stesso, per provare a far rientrare l'emorragia economica che rischia di continuare a imperversare sul settore cerimonie, una delegazione di Airb (Associazione italiana regalo bomboniere wedding e confetti) sarà impegnata in una call conference con Roma. Nel 2019 sono stati «219mila» i matrimoni celebrati e festeggiati in Italia - secondo i dati Airb - nel 2020 si arriva a «80mila circa». Un'industria enorme, che su scala nazionale coinvolge circa «500mila lavoratori», dagli estetisti ai proprietari di location, dai musicisti ai fiorai, dai camerieri agli artigiani, e che produce «35 miliardi all'anno nel Paese». «L'ultimo dpcm, se confermato fino al 31 gennaio - dice Luciano Paulillo, imprenditore del wedding e presidente di Airb - manderà in fumo 5 miliardi, e su scala campana il danno supererebbe il miliardo. La vedo molto male: oggi stesso mi vedrò in call confercence con gli onorevoli Antonio Tasso e Alessandro Amitrano per discutere di questo provvedimento: va modificato o il comparto nel 2021 non esisterà più. A oggi sono saltati il 50% di matrimoni e comunioni previsti entro metà novembre. Parliamo di 500 cerimonie disdette in poche ore. Il comparto wedding, in sostanza, è di nuovo in lockdown. La ripresa e la fiducia che si respiravano tra fine agosto e inizio settembre ormai sono solo un ricordo. È assurdo che proprio un evento come il matrimonio, che è per definizione composto al 90% di congiunti, sia limitato in questo modo dalle istituzioni. La proposta concreta che faremo oggi agli onorevoli è la seguente: nei ristoranti il titolare è responsabile della raccolta dati dei clienti per eventuali tracciamenti del virus, proporremo di estendere questo criterio di responsabilità nelle location da cerimonia».
Lo smarrimento riguarda sia gli imprenditori sia gli aspiranti sposini. C'è chi, dopo aver rimandato già due o tre volte nei mesi scorsi le nozze causa Covid, si sposerà in Comune: lui, lei e i testimoni. Ma c'è anche chi, dopo tanti rinvii, ha alzato bandiera bianca e cancellato il matrimonio. Di fatto, in pochi si sono sposati ad agosto, e tra settembre e gennaio 2021 si era concentrata la maggior parte dei ricevimenti annullati durante il lockdown di primavera. «Una coppia che doveva sposarsi oggi non si sposerà più - racconta Mariarosaria Aversano, socia di Aloa, azienda che organizza eventi a Villa Fattorusso a Posillipo e a Villa Scalera e Villa Punta Pennata a Bacoli - Altri due ragazzi invece hanno deciso di sposarsi, in trenta anziché in cento. Molti piangono al telefono. In metro si sta uno sull'altro, mentre i matrimoni sono vietati: non è giusto. Le disdette da noi sono state 6 in poche ore, e molti aspetteranno il 13 novembre, data in cui il governo tornerà a esprimersi sulle restrizioni. Rispetto all'anno scorso abbiamo perso 2,5 milioni di fatturato su tre ville, e con i 500mila incassati nel 2020 a stento riusciamo a coprire le spese e l'anticipo delle casse integrazione per i dipendenti».