La messa al Rione Villa: «Mattarella ci aiuterà ma i clan vanno isolati»

La messa al Rione Villa: «Mattarella ci aiuterà ma i clan vanno isolati»
di Giuliana Covella
Lunedì 15 Aprile 2019, 07:00 - Ultimo agg. 12:43
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«Sabato pomeriggio è venuto a farci visita Mattarella. Sono ancora emozionato. È arrivato in forma privata, dopo gli impegni ufficiali a Capodimonte e alla Sanità. Una visita che ci ha riempiti di gioia e della quale siamo ancora piacevolmente storditi. Ma per me e per tutta la comunità del Rione Villa ha significato principalmente una cosa: il segnale di una reale volontà di cambiamento da parte dello Stato per il nostro martoriato quartiere». A margine di una lunga omelia padre Modesto Bravaccino, parroco della chiesa di San Giuseppe e Madonna di Lourdes, ha richiamato l'attenzione dei fedeli che affollavano le panche, e ogni angolo della parrocchia, alla «speciale» visita del giorno prima. Una visita in sordina, quella di Mattarella, non programmata, ma che tutti si aspettavano a pochi giorni dall'agguato di camorra che ha sconvolto mamme e bambini. Gli stessi che avevano lanciato il loro sos al capo del Quirinale in una lettera pubblicata su Il Mattino.
 
«Erano le 18 quando un uomo ha bussato alla porta della sagrestia - ha ricordato don Modesto ai parrocchiani - e mi ha detto che c'era il presidente della Repubblica che voleva assistere alla funzione. Poi si è seduto tra i banchi e ha ascoltato la messa. Una scena che ha emozionato tutti, perché il presidente ha partecipato al rito religioso come fosse uno di noi. Difficilmente lo dimenticheremo». Al termine, il colloquio riservato tra parroco e presidente in sagrestia: «Abbiamo parlato dei problemi del rione. Mi ha chiesto cosa poteva fare per noi. Gli ho ribadito che la politica qui è sempre stata assente e lui mi ha promesso che non ci abbandonerà, ma che dobbiamo avere fiducia. Così io vi rivolgo lo stesso invito: abbiate fede, come ci insegna Gesù».

Non a caso, nel corso dell'omelia, durata un'ora e mezza, padre Bravaccino è tornato a parlare ai fedeli dell'omicidio avvenuto a due passi dalla chiesa con la morte di un uomo ammazzato davanti al nipote di 3 anni e dei numerosi bambini che entravano a scuola. Una chiesa gremita quella a cui il parroco ha ricordato l'episodio di di Barabba e Ponzio Pilato che invitò il popolo a scegliere tra il ladrone e Gesù: «Vi porto l'esempio della Passione - dice dall'altare - quando il governatore romano chiese alla folla chi salvare tra i due. Significa che dobbiamo sempre scegliere da che parte stare, il male, cioè Barabba, o il bene, cioè Gesù. Io scelgo Gesù e sono certo lo farete anche voi». Nel giorno della domenica delle palme la gente del Rione Villa ha ascoltato il sacerdote, all'indomani della visita del capo dello Stato, che ha portato «una luce di speranza dopo quello che i nostri bambini hanno visto martedì», dice un papà con in braccio il figlioletto. Il sermone invita a riflettere sul confine, spesso labile, tra bene e male: «Lo stesso Barabba era una specie di patriota che voleva salvare la sua terra dagli invasori. Ecco perché, pur essendo un delinquente, la folla lo ha scelto. Gesù invece è colui che dice di non reagire al male, che porta la pace. E questa è la scelta che ognuno di noi deve compiere ogni giorno».

Parla di «pace», il cardinale Sepe, a margine della processione per la Domenica delle Palme, e torna a condannare la violenza della camorra dopo l'omicidio avvenuto a pochi metri da una scuola: «Ormai - dice - non ci sono più limiti, con questa efferatezza si vuole creare paura: un tempo esistevano almeno il rispetto per le donne, per i bambini.

Ora non si fermano più davanti a niente e a nessuno».

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