Scenario da terra dei fuochi a due passi dagli affollati palazzoni di Scampia. E' il panorama quotidiano - altro che lungomare liberato e monumenti storici - di via Vicinale Tavernola, al confine tra il Comune di Napoli e il Comune di Mugnano, dove da ormai 10 anni è presente una maxidiscarica alimentata quotidianamente sia dagli sversamenti abusivi da parte delle miriadi di fabbriche e fabbrichette che in questo modo attentano ogni giorno alla vita di migliaia di persone sia dal vicino campo rom. Sotto i ponti dell'Asse Mediano sono ammassate tonnellate e tonnellate di rifiuti di ogni genere e dimensione. A farla da padrone, ovviamente, le carcasse di auto e scooter rubati - la zona è, nell'immaginario collettivo, la "centrale operativa dei topi d'auto - ma non mancano i materiali di risulta edili tra i quali si annidano grosse quantità di pericolosissime scorie di amianto che dovrebbero essere smaltite ad horas ma che, invece, finiscono bruciate con tutto il loro carico di veleni tossici.
Tutta la zona è interessata ogni giorno da roghi che avvelenano l'aria e costringono i cittadini che abitano nella strada situata a ridosso dei due comuni a barricarsi in casa. Nelle scorse ore un ennesimo maxi rogo appiccato di notte ha avvelenato per ore l'aria. A due passi dalla discarica di via Vicinale Tavernola - una zona densamente popolata - ci sono alcuni istituti scolastici, una caserma dei pompieri, un asilo nido e una delle principali sedi operative di Asìa. Non mancano le carcasse di animali morti - cani, gatti e topi - che contribuiscono al terribile cattivo odore che provoca nausea ed emicrania dopo pochi minuti di sosta.
Quando nel 2017, a seguito di un enorme rogo, il campo rom di Cupa Perillo fu parzialmente sgomberato - il campo si è riformato a poche decine di metri dal campo originario - i cittadini speravano che finalmente, e dopo tanti anni di lotta, si potesse procedere all'apertura della bretella di collegamento dell'Asse Mediano precedentemente occupata proprio dalle baracche e dalle casupole occupate dai nomadi. Speranze, ovviamente, irrimediabilmente deluse. Dopo lo sgombero e l'abbattimento del campo, infatti, i materiali di risulta sono rimasti sul posto e se si osserva dall'alto, ancora oggi - a distanza di più di due anni - è possibile farsi un'idea dell'ubicazione delle varie baracche.
L'intera zona è off limits per i residenti del quartiere che, specie nelle ore tardo pomeridiane e serali, se ne tengono accuratamente alla larga.