Emergenze e veleni, medici e infermieri in fuga dall'ospedale San Giovanni Bosco

Emergenze e veleni, medici e infermieri in fuga dall'ospedale San Giovanni Bosco
di Ettore Mautone
Sabato 2 Febbraio 2019, 10:30 - Ultimo agg. 14:15
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Non c'è un bel clima al San Giovanni Bosco ed è fuga dai reparti. Tra i padiglioni e le corsie del presidio della Doganella la tensione si taglia a fette e sono in tanti - tra operatori e dipendenti - a dire di essere pronti, se potessero andare via - a trasferirsi altrove. Un glorioso ospedale il San Giovanni Bosco, pieno di tanti bravi professionisti, medici, chirurghi e infermieri, ma diventato simbolo di degrado strutturale difficile da recuperare senza interventi radicali e la bonifica anche dalle influenze esterne di un quartiere ad alta densità criminale, da sempre ritenuto molto presente nella vita dell'ospedale.
 
Ma oggi non è questo l'unico aspetto saliente: lo stillicidio delle formiche ha non solo tolto il sonno ai vertici della Asl e della Regione ma anche fatto esplodere i rapporti tra colleghi stimati e ligi al dovere nonché consumato la serenità e la fiducia dei camici bianchi nel lavoro quotidiano al letto del paziente e a contatto con superiori e pari grado. La telenovela delle formiche è diventato un film del terrore. La colonna sonora quella di una caccia alle streghe. I medici, ma soprattutto gli infermieri, non sono tranquilli. E anche i sindacalisti, più protetti dal loro ruolo nella possibilità di parlare forzando il cordone di silenzio imposto dal regolamento aziendale, vacillano dopo gli ultimi attacchi frontali.

Nessuno sa più come comportarsi se dovesse vedere delle formiche in giro. Molti giurano che qua e là, sebbene molte di meno, se ne vedono ancora. Ma c'è chi è convinto che debba prevalere la consegna del silenzio, chi è ligio agli ordini di scuderia dei superiori in attesa di tempi migliori e chi, invece, è persuaso della necessità di scrivere puntuali relazioni e consegnarle ai responsabili di reparto, in direzione sanitaria e al sindacato di categoria. L'ipotesi del sabotaggio è una spiegazione se non certa, comunque possibile, che non può essere esclusa. Una situazione che, oltre ai lavori in corso, richiede uno scrupolo particolare nelle abitudini del personale, anche per consumare un caffè nelle macchinette degli spogliatoi. Ma stando alla relazione degli ispettori interni tutto questo ancora manca.

Probabilmente il lavoro approfondito di bonifica della Asl sta ottenendo risultati. E anche i lavori che proseguono all'esterno con la chiusura dei buchi nei mattoni forati, sebbene vadano a rilento, sono il segno di un intervento profondo sul ripristino di condizioni minime di sicurezza. L'eco mediatica delle ripetute denunce di operatori e pazienti, le ispezioni del ministero, le visite continue del Nas, il lavoro della stessa commissione interna, condite dalle continue polemiche politiche, hanno però finito per invelenire i rapporti di lavoro. La direzione generale ha chiesto all'Ufficio procedimenti disciplinari l'attivazione di una nuova azione disciplinare per gli infermieri della Rianimazione. Tre infermieri e cinque medici di quel reparto, tra cui anche gli infermieri destinatari del nuovo provvedimento, sono già stati deferiti al Consiglio di disciplina per la presunta omessa vigilanza a seguito del primo avvistamento di formiche in Rianimazione a inizio gennaio.
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