Il fedelissimo del boss Di Lauro: «Ho sparato a Norina a occhi chiusi»

Il fedelissimo del boss Di Lauro: «Ho sparato a Norina a occhi chiusi»
di Ferdinando Bocchetti
Lunedì 4 Marzo 2019, 10:30 - Ultimo agg. 14:36
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«Nessun riferimento a Marco Di Lauro e al luogo in cui si nascondeva, ma solo una lunga confessione circoscritta alle fasi che hanno portato all'omicidio della moglie». Domenico Smarrazzo, l'avvocato di Salvatore Tamburrino che l'altra mattina ha ucciso la moglie Norina Matuozzo, 33 anni, freddata con tre colpi di pistola in un appartamento di Melito, stoppa sul nascere i rumors circolati nelle ultime ore. Dopo il suo arresto, infatti, qualcuno aveva fatto riferimento alla possibilità che Tamburrino, storico affiliato al clan Di Lauro di Secondigliano e fedelissimo del quarto figlio di «Ciruzzo 'o milionario», avesse fornito indicazioni utili agli uomini della squadra mobile e ai carabinieri che nelle ore successive, in una casa di Chiaiano, hanno stanato il super latitante in fuga da quattordici anni. Davanti al pm Antonio Vergara, secondo quanto riferito dal legale, l'uxoricida si è limitato a ricostruire ciò che era accaduto nell'abitazione di via Papa Giovanni XXIII, a Melito, dove Norina si era trasferita dopo la separazione insieme con i due figli, rispettivamente di 7 e 14 anni.
 
La donna aveva deciso di lasciare Tamburrino dopo aver scoperto l'ennesimo tradimento del marito, che pare avesse più di una relazione extraconiugale. «Mi ero recato da Norina per chiederle perdono e suicidarmi - ha raccontato l'omicida agli inquirenti - C'eravamo lasciati perché lei era venuta a conoscenza di una mia relazione clandestina con un'altra donna. Avevo fatto anche testamento. Avevo deciso, insomma, di farla finita. Sabato mattina ho acquistato una pistola e subito dopo mi sono precipitato a casa dei miei suoceri. Ho chiesto a Norina di seguirmi in un'altra stanza per discutere, perché non volevo togliermi la vita davanti ai bambini e ai suoi genitori. Poi, davanti al suo rifiuto - ha proseguito Tamburrino - ho chiuso gli occhi e ho sparato tre volte. Volevo spaventarla, ma invece l'ho ammazzata». Una ricostruzione dei fatti che non ha convinto gli inquirenti: Salvatore Tamburrino è infatti accusato di omicidio volontario, porto e detenzione illegale di arma. Dopo aver ammazzato la moglie, il 41enne - temendo il linciaggio dea parte dei parenti della donna - si è poi dato alla fuga, dirigendosi verso lo studio dell'avvocato Smarrazzo. Lì, sempre secondo quanto riferito dal suo difensore, avrebbe tentato nuovamente di togliersi la vita. Sarebbe stato proprio il legale a convincerlo a riporre l'arma e a consegnarsi in Questura. L'uomo che ha ucciso Norina Matuozzo è tuttora detenuto nel carcere di Poggioreale, una destinazione che sembra avallare la tesi dei suoi difensori. Se Tamburrino si fosse realmente pentito o avesse fornito indizi e spunti utili per la cattura di Marco Di Lauro, per lui e i suoi familiari sarebbe scattato immediatamente il programma di protezione.

«Quella della collaborazione del mio assistito è una leggenda metropolitana inventata da qualcuno ma destituita di ogni fondamento - sottolinea l'avvocato Smarrazzo - Ed è una storia che, purtroppo, rischia di provocare pericolose conseguenze». L'assassino di Norina affronterà, tra domani e dopodomani, l'udienza di convalida del fermo e, salvo clamorosi colpi di scena, confermerà la confessione che ha reso due giorni fa in Questura alla presenza del pubblico ministero Antonio Vergara.
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