Napoli, piazza Mercato è quasi pronta ma il rione resta un cantiere

Napoli, piazza Mercato è quasi pronta ma il rione resta un cantiere
di Gennaro Di Biase
Martedì 7 Luglio 2020, 10:00
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Il dissuasore del traffico nuovo di zecca all'ingresso della piazza è stato già fatto a pezzi e sparpagliato in tre punti dell'area appena riconsegnata: vicino alle porte usate per il torneo di calcio «abusivo» organizzato nella fase 2, tra i cumuli di immondizia abbandonata dagli incivili intorno al cerchio di centrocampo disegnato nella stessa occasione sui basoli da poco ripuliti, sulla soglia di un ristorante appena nato ma che è già chiuso. Benvenuti in piazza Mercato. I lavori Unesco, dopo due anni e mezzo e vari slittamenti, sono in dirittura d'arrivo, come ha ricordato il sindaco in un post ieri mattina: «Piazza Mercato quasi finita. La settimana prossima al massimo smontiamo il cantiere», informa il geometra della ditta. Ma la sensazione è che la partita del destino di piazza Mercato si giochi nelle prossime ore: «Tutto tornerà come prima se lo Stato sarà assente dicono in coro residenti e commercianti Alcune delle opere appena finite sono state già vandalizzate». Una partita che si basa sull'interruzione di quella «abusiva» nata a ridosso del lockdown. Discorso opposto va fatto per piazza del Carmine: qui il cantiere è stato aperto da poco.
 

 

Il Mercato, a colpo d'occhio, sembra tornato una piazza. Da anni tra le Sfingi e la Chiesa non si vedeva spazio, occupato com'era da piramidi disordinate di basoli. Oggi, dalla vasta area ancora transennata si alza la polvere delle ultime lavorazioni. «Aggiustiamo la base delle Sfingi spiega il geometra del cantiere in omaggio al Comune. La prossima settimana ce ne andiamo da qui. Hanno detto che faranno delle fiere, o un mercato. Ancora nulla di certo». L'incertezza per ora è l'unica certezza anche a sentire i residenti: «Se devo dire la verità - osserva Pasquale Aviola - la fiducia ormai manca un po'. E poi, a ben vedere, che hanno fatto? Hanno allungato un marciapiede, ne hanno messo un altro, hanno chiuso delle strade, qualche panchina. Ma la piazza è quella di prima». Il gioco, insomma, non è valso la candela? «No, io la penso così. Non c'è una grossa differenza rispetto a prima, forse metteranno qualche luminaria». «I lavori sono quasi finiti - racconta Luigi Piscopo, titolare di Pescatore, storico negozio del Mercato - Ma penso che alle prime piogge sarà tutto allagato: nei giorni scorsi così è successo: un problema di fogne». Ma il vero punto della rinascita è un altro, secondo Piscopo: «C'è una maggiore anarchia da parte dei residenti nella gestione della spazzatura, per esempio. Quanto agli affari, i clienti sono andati via: qui è impossibile parcheggiare. Senza controllo del territorio dallo Stato, torneranno le bande. Anzi, sono già tornate di sera. Tenere così la piazza significa lasciarla alla microdelinquenza. Le due estremità potrebbero essere affidate a noi commercianti, magari con un parcheggio gestito da una cooperativa. Bisogna dare ai turisti un motivo per venire».
 

Napoli è la zona di piazza Mercato, insomma: tanto piena di storia quanto popolare, tanto preziosa quanto anarchica. E l'esito della scommessa dell'Unesco (e dell'Europa), l'organizzazione e il restyling dell'area, si decidono nelle prossime settimane. Qui è ancora un togli cantiere-metti cantiere. Come nel gioco della talpa. Se al Mercato gli operai stanno andando via, al Carmine è l'inizio delle lavorazioni. L'area di scavo per la ripavimentazione è piena di immondizia. «Hanno allestito le transenne prima del Covid - spiega Alfonso Laezza del Negozio Infanzia - E la settimana scorsa hanno cominciato i lavori. Non ci hanno fornito una data per la fine, sappiamo solo che se continuano finiranno». «Speriamo che non ci siano slittamenti come al Mercato, la nostra paura è quella», aggiunge il collega Antonio Bianco. «L'incendio del Campanile manca da vari anni - conclude Laezza - Con questo scempio sarebbe impossibile.
Ma forse non ci sarà più: i fuochi d'artificio e la polvere da sparo rovinavano la struttura, e hanno deciso quasi definitivamente di non farlo più». Quasi, appunto. Questa zona, oggi, è tutta un «quasi». 

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