Castellammare, Meridbulloni fuori dal tunnel. Vescovini promette: «Vi assumo»

Castellammare, Meridbulloni fuori dal tunnel. Vescovini promette: «Vi assumo»
di Fiorangela d'Amora
Lunedì 18 Gennaio 2021, 08:35 - Ultimo agg. 22 Marzo, 23:37
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«Il nostro interesse per la Meridbulloni è esclusivamente verso i lavoratori e la loro professionalità. Sbe-Varvit è un gruppo in costante crescita e necessita di aumentare la propria forza lavoro». Alessandro Vescovini, imprenditore dell'omonimo gruppo, scrive in prima persona agli operai stabiesi. Per farlo usa il mezzo più immediato, quello dei social. Alla pagina Facebook chiamata resistenza Meridbulloni, dove da un mese le tute blu stabiesi raccontano il presidio permanente davanti ai cancelli della fabbrica, destinata all'accorpamento con la Ibs di Torino. «A noi interessate voi, a noi interessano molto poco i soldi pubblici. Per questo partiremo con i colloqui la prossima settimana e con le assunzioni il primo febbraio».

Vescovini è atteso a Castellammare nei prossimi giorni, per lui incontri istituzionali con il sindaco e la Regione, ma prima del suo arrivo chiarisce che il suo interesse non è per i fondi messi a disposizione dalla politica regionale: «Certamente avremo delle agevolazioni fiscali, certamente il territorio ci aiuterà trovando un immobile e ristrutturandolo, ma prima della decisione di Fontana di chiudere lo stabilimento non avremmo mai pensato di venire ad investire in Campania».

Per farlo il gruppo che produce bulloneria proprio come i Fontana intende assorbire l'80% delle unità Meridbulloni: «Assumeremo subito 50-60 persone in funzione delle professionalità e investiremo 7-8 milioni di euro di soldi nostri. Userete macchinari di nuova generazione e non quelle di mio nonno sulle quali avete lavorato fino ad ora».

Così la famiglia allargata della Meridbulloni, quella tramandata di padre in figlio, conosce una domenica di speranza e attesa. Nei capannoni dove si costruivano bulloni per auto, tutti gli operai sono di seconda o terza generazione. La Castellammare industriale su via De Gasperi aveva fabbriche per la costruzione di carrozze ferroviarie, lavorazione del ferro e alla fine, quasi al confine con Torre Annunziata il capannone dove si modellava. Viti e bulloni che negli anni sono diventati il fiore all'occhiello della produzione italiana e internazionale. Talmente qualificati da indurre un gruppo internazionale come Vescovini a pensare di investire in Campania. Ora queste professionalità potrebbero essere dislocate in altre aree tra Castellammare e Torre Annunziata. «Credo proprio che in zona non manchino capannoni vuoti o dismessi - scrive Vescovini - credo che non sia impossibile per il territorio procurarcene uno in tempi brevi. Come ho già detto al sindacato e alle istituzioni, non ci interessa l'immobile dei Fontana, gruppo contro il quale combattiamo da due generazioni». 

Una questione generazionale per la proprietà come per gli operai. «Mio padre entrò nel 74 con l'imprenditore Falco, dopo una decina di anni arrivò Fontana». Carmine ha 49 anni e il prossimo aprile avrebbe raggiunto 25 anni di servizio. Metà della sua vita l'operaio l'ha vissuta in quei capannoni che si affacciano sul mare, lavorando a quelle macchine acquistate negli anni 80 e mai più cambiate. «Le nostre viti hanno forme particolari, a testa esagonale, filettate, bulloni che vengono assemblati con più lavorazione e in più fasi». Dal 18 dicembre e ancora in questi giorni Carmine assieme ai compagni di fabbrica si trova in via De Gasperi, davanti a quei cancelli che per loro erano un porto sicuro e un orgoglio di produzione che avveniva a pochi passi da casa. È proprio li che aspetteranno l'arrivo di Vescovini, dove il lavoro veniva considerato un affare di famiglia. «Ho tre figli e sono nonno - spiega l'operaio - un tempo erano i padri che vedevano i figli allontanarsi di casa, ora sono io che dovrò viaggiare per proteggere la mia professionalità». Che sia Torino, dove il gruppo Fontana ha deciso di trasferire i suoi operai stabiesi o Monfalcone dove Vescovini vorrebbe che facessero formazione, la valigia entro il primo febbraio deve essere pronta. E proprio sul periodo necessario per conoscere le nuove macchine, l'imprenditore precisa: «Nel periodo di formazione - scrive Alessandro Vescovini - tornerete una volta ogni tre settimana nella vostra terra e dalle vostre famiglie». 

Parole che rincuorano gli operai: «Abbiamo imparato dai nostri padri ad accettare sacrifici e condizioni di lavoro non sempre agevoli - spiega Gianluca Panariello - e tra di noi c'era il desiderio di fare lo stesso con i nostri figli. Un sogno che poco prima di Natale si è spezzato». Gianluca vive a Torre Annunziata, ha 42 anni e 20 di servizio. Il padre per 40 anni era stato il manutentore tecnico prima per Falco poi per i Fontana. E ora la storia cambia: «Siamo onorati di accoglierla nella nostra grande famiglia - rispondono pubblicamente gli operai al messaggio di Vescovini - semplicemente grazie».

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