​Messico, a giudizio i poliziotti
che hanno rapito i tre napoletani

Messico, a giudizio i poliziotti che hanno rapito i tre napoletani
di Giuseppe Crimaldi
Lunedì 5 Marzo 2018, 07:25
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In quattro alla sbarra. Tutti già rinviati a giudizio, i quattro poliziotti messicani della municipalità di Tecalitlàn accusati di aver «ceduto» ai criminali del cartello della gang «Nueva Generation de Jalisco» i napoletani Raffaele ed Antonio Russo e Vincenzo Cimmino. Ceduti - neanche si trattasse di bestie da soma - per meno di 150 euro (al cambio della valuta locale, il «peso») - ai delinquenti di una delle regioni del paese centroamericano che conta una delle più alte percentuali di sequestri di persona dell’intera nazione. 
 
A confermare quello che il nostro giornale ha già anticipato alcuni giorni fa arriva ora la conferma nientemeno che della Bbc (edizione in lingua spagnola), che sul proprio sito rilancia la notizia: le autorità messicane hanno avviato un procedimento penale a carico di quattro agenti di polizia in relazione al caso dei tre italiani scomparsi e visti l’ultima volta il 31 gennaio scorso nello stato di Jalisco. Il sito britannico cita le parole del governatore dello stato, secondo cui «gli ufficiali avrebbero confessato di aver consegnato gli italiani ad una gang criminale. Quattro agenti, tra loro una donna, sono stati arrestati ed incriminati in relazione al caso ed altri tre agenti sono ricercati». In fuga resterebbero ancora il capo della polizia locale e due suoi stretti collaboratori. Che fine abbiano fatto, al momento, resta un altro mistero. A loro volta i poliziotti finiti in cella denunciano di avere subito minacce e «torture», durante la detenzione. 
La verità è che - fino a oggi - resta il giallo della scomparsa dei tre napoletani. Dove sono Raffaele Russo, suo figlio Antonio e il nipote Vincenzo? Sono ancora vivi? E se sono ancora in vita, perché nessuno - ammesso che il motivo della loro scomparsa sia legato ad un sequestro di persona a scopo di estorsione - continua a non farsi vivo?
Lo scorrere delle ore non aiuta nessuno. Ed anzi aumenta l’angoscia dei familiari, che restano in una condizione di comprensibile disperazione. 
Tre giorni fa sul caso era intervenuto anche il sindaco di Napoli: «Il ministro Alfano - aveva dichiarato Luigi de Magistris - ha preso l’impegno, su mia richiesta, di incontrare i familiari dei tre napoletani scomparsi in Messico». 
«Il ministro - sono sempre parole del primo cittadino di Napoli - mi ha riferito di aver sentito il ministro messicano che lo ha rassicurato rispetto al lavoro dell’autorità giudiziaria e al massimo impegno del Messico perché si accertino i fatti, si individuino i responsabili e anche sul tema più delicato di capire che fine hanno fatto i tre cittadini». 
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