Meta di Sorrento, aggredita da ubriaco: encomio per la vigilessa coraggio

Meta di Sorrento, aggredita da ubriaco: encomio per la vigilessa coraggio
di Ciriaco M. Viggiano
Mercoledì 17 Ottobre 2018, 19:33
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META - A maggio scorso allontanò un uomo ubriaco e violento dal tratto di strada in cui quest'ultimo aveva trascorso la notte. E, per questo gesto, fu minacciata e aggredita. Ora, a cinque mesi di distanza, scattano l'encomio solenne e la promozione per l'assistente Paola Porzio, in forza alla polizia municipale di Meta. A deciderlo, all'unanimità, è stata la giunta comunale capitanata dal sindaco Giuseppe Tito su proposta del comandante dei vigili urbani Rocco Borrelli.

È il 10 maggio quando l'assistente Porzio viene avvicinata da alcuni residenti che le segnalano la presenza di un uomo che dorme in prossimità di un portone in via Angelo Cosenza: come accerteranno i carabinieri in un secondo momento, si tratta di un clandestino somalo sul quale pende un provvedimento di espulsione. La vigilessa si avvicina, lo sveglia e gli chiede i documenti ricevendo una prima risposta brusca e minacciosa: «Sono un uomo libero e qui ci posso stare». A quel punto Porzio invita il somalo a raccogliere le sue cose, inclusi diversi resti di cibo, e ad allontanarsi. La risposta? «Te la togli tu la spazzatura». Dopodiché l'assistente tenta di convincerlo a salire a bordo di un treno e ad allontanarsi, ma l'uomo si rifiuta e si dirige verso la vicina via Rivolo.

La vigilessa continua a seguire il somalo che, a quel punto, le si avvicina con l'intento di aggredirla e la minaccia. A salvarla ci pensa un passante, titolare di un'impresa edile metese, che si frappone tra lei e il clandestino e che, alla fine, rimedia pure una ferita al volto. Non soddisfatto, il clandestino prende una grossa pietra e con questa minaccia di colpire la vigilessa. Anche in quel momento è decisivo l'intervento dell'imprenditore che protegge Porzio. Alla fine sopraggiungono i carabinieri: il somalo viene arrestato per resistenza e minacce a pubblico ufficiale e rifiuto di indicazioni sulla propria identità personale; una volta in caserma, sferra persino un pugno a un militare procurandogli una ferita giudicata guaribile in dieci giorni.

Risultato: il somalo viene processato per direttissima e condannato a sei mesi di reclusione dal Tribunale di Torre Annunziata, salvo poi tornare in libertà. Per la Porzio, adesso, scatta invece l'encomio. «Ha svolto, a rischio della propria incolumità, un'azione volta all'allontanamento di un soggetto pericoloso per la sicurezza pubblica e privata»: così recita il provvedimento con cui la giunta comunale ha deciso di assegnare all'assistente un encomio solenne, destinato a essere annotato sul suo stato di servizio, garantendole pure un avanzamento di grado.
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