Incidente metrò a Napoli, indagato il macchinista: ​verifiche su freni e sistemi di sicurezza

Incidente metrò a Napoli, indagato il macchinista: verifiche su freni e sistemi di sicurezza
di Paolo Barbuto e Leandro Del Gaudio
Mercoledì 22 Gennaio 2020, 23:00 - Ultimo agg. 23 Gennaio, 07:59
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Puntano a verificare le condizioni del sistema frenante, oltre a valutare il funzionamento di tutti i comparti del sistema di sicurezza nella stazione e sui treni interessati. Eccolo il primo step dell’inchiesta sull’incidente ferroviario accaduto dieci giorni fa nella stazione di Piscinola. Un’esigenza di verifica che ha spinto gli inquirenti ad iscrivere nel registro degli indagati il macchinista che era alla guida del treno che è entrato in collisione con altri convogli: si chiama Gianluca Caleca e, a partire da questo pomeriggio, potrà prendere parte (ovviamente tramite un suo legale) al conferimento degli incarichi per realizzare accertamenti irripetibili. Un atto dovuto nei confronti del macchinista, al quale spetta comunque il merito - almeno fino a prova contraria - di aver effettuato una manovra di salvataggio, per impedire che il treno deragliasse con conseguenze drammatiche per gli oltre trecento passeggeri a bordo. 

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È il primo nome dell’inchiesta, in uno spettro investigativo che potrebbe estendersi anche ad altre responsabilità. Disastro ferroviario e lesioni colpose sono le accuse ipotizzate dai pm Michele Caroppoli, dall’aggiunto Simona Di Monte in forza alla Procura di Gianni Melillo, in uno scenario che fa i conti con due livelli di verifiche: quelle legate a un eventuale (e al momento nient’affatto scontato) errore umano; e quello legato al funzionamento del sistema dei freni, della segnaletica luminosa, di eventuali raccordi tra centro e periferia, tra la base e il singolo convoglio.
 

 

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Ma torniamo al macchinista. Difeso dal penalista Celeste Gentile, Caleca si dice pronto a dimostrare la correttezza del proprio lavoro alla guida della metropolitana. Come anticipato in questi giorni, la Procura ha deciso di acquisire il suo telefonino cellulare, sempre seguendo una sorta di protocollo investigativo a tutela di tutti: al momento non esiste alcun riscontro in relazione a una condotta poco vigile da parte del macchinista, il che consente di sgomberare il campo da suggestioni legate all’uso del cellulare. 

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Ma cosa ha provocato lo scontro di dieci giorni fa? È il punto cruciale dell’inchiesta, che mira ad alzare decisamente il tiro. Cosa è che non ha funzionato al momento dello scontro? E soprattutto: cosa accade ogni giorno sui treni della metropolitana? Facile intuire che collaudi, controlli e relazioni tecniche finiranno nel mirino delle indagini. 
 

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Ma restiamo a quanto emerge dall’avviso di conferimento di incarico da parte della Procura. A leggere l’avviso di garanzia, la Procura punta a verificare la «integrità del tratto di linea metropolitana», ma anche «l’esistenza e il funzionamento dei sistemi di sicurezza dei treni e della linea di circolazione dell’intera linea». Chiara la traiettoria dell’inchiesta, che - a questo punto - non fa altro che confermare la decisione della Procura di lavorare sull’intero sistema di sicurezza, dai binari alla segnaletica, per passare al sistema di controllo in stazione. 

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Del resto nei giorni immediatamente successivi all’incidente sono stati ascoltati, come persone informate sui fatti, sia alcuni dirigenti dell’Anm, quelli che conoscono più a fondo il sistema di gestione della Linea 1 della Metropolitana, sia alcuni dipendenti che hanno fornito spiegazioni sia sul funzionamento dei treni che sui sistemi di sicurezza che gestiscono l’intera tratta della strada ferrata cittadina di Napoli. 

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Vengono passate al setaccio anche le dichiarazioni di dirigenti e personale Anm che sono stati intervistati dagli organi di stampa nelle ore successive all’incidente di Piscinola. Da un lato ci sono interviste, come quella rilasciata al nostro giornale dal direttore di esercizio della metro, Vincenzo Orazzo il quale ha spiegato nel dettaglio tutto il sistema di sicurezza che governa la Linea 1 soffermandosi sull’impossibilità che possa verificarsi un incidente a meno che quei sistemi infallibili non vengono disattivati. Si punta a capire chi è, all’interno dell’organizzazione della Metropolitana, che può consentire l’eventuale disattivazione dei sistemi di sicurezza; si cerca di scoprire se queste operazioni vengono effettuate in maniera abituale e, soprattutto, quali sono le rispettive responsabilità di macchinisti e dirigenti nella gestione di una questione così delicata come il sistema di sicurezza di un mezzo di trasporto sul quale viaggiano migliaia di persone al giorno.

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Ascoltando il personale, poi, sono venute a galla anche altre questioni, sempre legate alla sicurezza di Anm, per le quali potrebbe esserci l’ipotesi di apertura di un nuovo fascicolo. In particolare sono state le parole del sindacalista di Faisa Confail, Enzo Balzano, a suscitare maggiore interesse. Da sempre l’uomo conduce battaglie sulla sicurezza, in particolare su quella degli autobus cittadini. Durante il faccia a faccia con gli inquirenti, Balzano avrebbe portato a galla anche dettagli che non riguardano l’incidente di Piscinola ma la gestione della flotta di autobus: quei dettagli verranno approfonditi e verificati per capire se le parole del sindacalista corrispondono alla completa realtà, in tal caso si aprirebbe un nuovo percorso di indagine comunque incentrato sui trasporti di Anm.
 

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