Migranti da un mese in isolamento, rivolta nel centro di accoglienza nel Napoletano

Migranti da un mese in isolamento, rivolta nel centro di accoglienza nel Napoletano
di Francesco Gravetti
Sabato 10 Ottobre 2020, 08:36 - Ultimo agg. 11:01
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Una notte di tensione e violenza, danni alla struttura, il gestore costretto a chiudersi nel suo studio per oltre due ore, assediato dai migranti inferociti. È una polveriera il centro di accoglienza straordinaria di Terzigno, che accoglie stranieri per lo più provenienti dall'Africa. Sono ottanta in totale, cinque di loro sono positivi al tampone per il covid19 ma tutti sono in isolamento fiduciario da oltre un mese ed ora protestano, vogliono uscire, chiedono tempi più celeri per la risposta dei tamponi ai quali sono stati sottoposti.

Il gestore del centro di accoglienza, Massimo Esposito, lancia l'allarme e chiede aiuto: «La situazione si è fatta insostenibile, è necessario che il Prefetto e le forze dell'ordine intervengano al più presto, prima che il centro diventi incontrollabile». Il momento più difficile c'è stato nella notte tra giovedì e venerdì, quando è arrivato l'esito di altri due tamponi positivi al coronavirus. In tutto, nel centro di assistenza di Terzigno, i contagiati sono cinque.
Un primo contagio si verificò oltre un mese fa e tutti gli ospiti del centro di accoglienza sono finiti in quarantena. Hanno fatto un primo tampone, poi lo hanno ripetuto e, circa quindici giorni fa, è arrivato il secondo positivo. Come avviene in questi casi, è scattata la seconda quarantena. Giovedì mattina, è arrivata invece la notizia dell'esito del terzo tampone: altri tre positivi e necessità di un ulteriore periodo di isolamento fiduciario. A quel punto è scoppiata la rivolta, cresciuta lentamente nel corso dell'intera giornata fino a quando, di sera, i toni si sono fatti ancora più accesi e si sono verificati episodi di tensione.

Molti migranti non hanno accettato l'idea di rimanere ancora reclusi dentro la struttura di via Panoramica. Pur essendo in attesa di asilo, infatti, gli stranieri possono uscire quando vogliono e molti di loro sono alla continua ricerca di lavoro. Qualcuno è impiegato nei campi, altri trovano comunque una sistemazione arrangiandosi alla meno peggio. La reclusione forzata, insomma, è stata vista come una prospettiva tutt'altro che gradevole e la reazione è stata piuttosto violenta. Una decina di migranti ha rovesciato i bidoni dell'immondizia e ha sparso il cibo in diverse parti del centro. Qualcuno ha distrutto l'auto del gestore che, per evitare di rimanere ferito, è rimasto rinchiuso dentro l'ufficio per oltre due ore. Poi sono arrivati gli agenti del commissariato di polizia di San Giuseppe Vesuviano e la situazione è migliorata.


La calma è tornata un po' alla volta, ma resta lo stato di preoccupazione per i possibili risvolti nelle prossime ore. Spiega Massimo Esposito: «La violenza non è mai accettabile, ma allo stesso tempo è necessario dare risposte certe a queste persone, altrimenti finiranno col prendersela con il personale della struttura e con me, ritenendoci responsabili di questa clausura. Ci vogliono tamponi più rapidi e maggiore attenzione delle forze dell'ordine, da soli non riusciamo a contenere ottanta giovani arrabbiati».
Fuori al centro di accoglienza da tempo c'è un presidio 24 ore su 24 da parte di polizia e carabinieri ma, ovviamente, da quando è in atto l'emergenza sanitaria i militari non entrano nei locali e si limitano a controllare da fuori eventuali fughe da parte degli stranieri. Del resto, si sono verificati anche diversi tentativi di far perdere le proprie tracce e rendersi irreperibili: nonostante una recinzione di oltre tre metri, qualche migrante ha provato ad andare via. Peraltro, i cinque contagiati sono asintomatici e si sentono in perfetto stato di salute: convincerli a rimanere dentro i locali è ancora più difficile.
 

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