Mimma Guardato: «Ferita dal film
su Fortuna giocano con il mio dolore»

Mimma Guardato: «Ferita dal film su Fortuna giocano con il mio dolore»
di Marco Di Caterino
Mercoledì 26 Maggio 2021, 09:36 - Ultimo agg. 27 Maggio, 08:04
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«Al posto della parola morte, spesso viene usata l'espressione eterno riposo. Così la morte sembra essere meno terribile. Mia figlia, abusata e uccisa a sei anni, ogni tanto viene scossa da questo eterno riposo. Ogni tanto sulle ferite mai rimarginate di una mamma che è sopravvissuta a sua figlia e che hanno segnato me e i suoi due fratelli, qualcuno continua a spargere sale come se il dolore che ci portiamo dentro e che è solo nostro e che non vogliamo condividere con niente e nessuno, non bastasse da solo a spezzarti l'anima». Parla a bassa voce Mimma Guardato, la mamma di Fortuna Loffredo, la piccola bambina del Parco Verde abusata e uccisa dal pedofilo Raimondo Caputo, detto Titò, condannato all'ergastolo, dopo essere stata scaraventata dall'ottavo piano dell'isolato 3 delle palazzine popolari. Era il 14 giugno 2014.


Raggiunta al telefono in una località del nord Italia dove si è trasferita con i figli Giovanni e Alessio, Mimma si è buttata dietro le spalle l'inferno del Parco Verde.

Ha ricominciato una nuova vita. Un lavoro stabile, uno stipendio, i due figli a scuola, nessun affetto personale. «Non ho tempo». E un futuro, almeno quello prossimo, ora meno angosciante. «Sono passati 2.172 giorni dalla morte di Chicca e ognuno di essi è uno spillo nelle mie carni. Soffro in silenzio e cerco di proteggere soprattutto Giovanni, che ora ha 17 anni e frequenta il quarto anno del superiore. È come se camminasse sul filo del rasoio quando parliamo di Chicca. Non ha rimosso il trauma e rivive con dolore gli ultimi minuti della vita della sorellina. Stavano insieme. Poi Chicca lo salutò: dici a mamma che vado da Doriana a giocare. Giovanni l'aspetta ancora. E per me è un dramma».


Mimma Guardato tace. Piange. Scorrono secondi di silenzio, che si interrompono quando si parla del film. «L'ho saputo a scuola dove lavoro. Un altro scossone all'anima di Chicca, una doccia gelata per me. Giovanni piangendo mi ha chiesto: perché mamma... perché ancora Chicca? Perché non la lasciano in pace?. Non ho saputo rispondere. Quel poco di serenità che con le unghie e con i denti mi ero faticosamente costruita si è sbriciolata in un istante». Poco prima di parlare del film, Mimma Guardato aveva rimandato l'immagine di una persona più che felice, serena. Ci aveva raccontato del suo nuovo mondo, del rispetto che si era guadagnato lavorando, della passione per la bicicletta. «Al Parco Verde mi avrebbero deriso e forse, anzi no, rubato la bici». Normalità che per Mimma era una sorta di lungo e riposante sospiro di sollievo. Un anonimato balsamico per le sue ferite. «Ora di nuovo a parlare di Chicca. Sindaco, politici e tanta gente che invece di starmi vicino e aiutarmi, sono venuti da me per una bella foto sui giornali. La morte di una bambina fa audience, ti strappa qualche lacrima e ti metti la coscienza a posto. L'unico che mi ha aiutato, per favore scrivetelo grosso grosso, è stato don Maurizio Patriciello, che quando si sono spente tutte le luci e siamo precipitati nel buio è stato il mio faro, mi ha riconciliato con Dio. Ora questo film con il nome di mia figlia. Non voglio. Giocano con i drammi personali. Chiedo che ci lascino in pace con il nostro lutto e il nostro dolore».

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Chi affila le armi è l'avvocato Angelo Pisani, che ha chiesto al Tribunale di Napoli Nord di bloccare l'uscita del film «Fortuna the Giant and the Girl», diretto dal regista Nicolangelo Gelormino, con interpreti Valeria Golino e Pina Turco. «Se la legge non è uno spot, il diritto all'oblio deve valere anche per le vittime dice il legale che aspetta con impazienza la pronuncia del tribunale prevista per domani . Non è giusto che i genitori e i fratellini di Fortuna debbano rivivere la tragedia e il dolore anche attraverso uno schermo. Ciò che più indigna è sentire i responsabili del film negare le evidenti similitudini tra la pellicola, che porta anche il nome della bimba, e la tragedia di Fortuna. Similitudini, peraltro, sottolineate anche dalla critica cinematografica. I genitori non hanno dato alcun consenso. Assistiamo al parossismo del politicamente corretto mentre temi come la pedofilia vanno trattati con i piedi di piombo, anzi di più. Siamo pronti a percorrere tutte le strade, fino alla Corte di giustizia europea. Chiameremo in causa il garante dei minori, quello della privacy e tutte le associazioni internazionali che difendono l'infanzia, ma non quella del Parco Verde. Lì non hanno mai messo piede».
 

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